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A PROPOSITO DELLA "COLONIA IULIA"


Le vicende relative alle origini di Marcianise appassionano e vengono ogni tanto riprese, riproponendo in maniera quasi sempre acritica le vecchie teorie di De Paulis o di Iannelli ben note. Nel mio volume “Nove Capitoli sulla Storia di Marcianise” le ho criticamente discusse. In questo articolo, che si rifà alle pagine del volume citato, affronto la questione della Colonia Julia, da cui, secondo De Paulis, deriverebbe la città di Marcianise.

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La deduzione di una colonia nel territorio di Capua, pur tentata nei decenni precedenti, si rese possibile nel 59 a. C., nell'anno cioè del primo consolato di Cesare, dopo l’accordo con Pompeo che diede vita al cosiddetto “primo triumvirato” (Cesare, Pompeo e Crasso). Su questa vicenda le fonti antiche ci offrono informazioni abbastanza ampie, a partire dallo stesso Cesare, che ne fa cenno nel De Bello Civili. Ma il riferimento storico specifico più diretto ci viene da Velleio Patercolo, vissuto tra il primo secolo avanti Cristo e il primo dopo Cristo (l’ultima notizia nota che lo riguardi è del 30 d. C.), quindi a non molta distanza dai fatti. Per di più non va tralasciato il fatto che Velleio era campano, molti studiosi lo ritengono addirittura originario di Capua, e quindi particolarmente preciso in ordine agli eventi della sua terra natale. Dunque Velleio scrive chiaramente che l’iniziativa di Cesare trovò l’accordo di Pompeo: anzi è da credere che la deduzione della colonia a Capua fosse stata decisa proprio per dare una sistemazione ai veterani non di Cesare, che ancora non ne aveva, ma appunto di Pompeo.

Precisa anche l’entità numerica dei beneficiari, 20.000 cittadini e offre anche l’indicazione che in tale circostanza fu restituito a Capua il cosiddetto ius urbis, ovvero la possibilità di autogestirsi dopo che per 152 anni Capua era stata ridotta a rango di prefettura. Ciò era avvenuto nel 211 a.C., dopo il passaggio di Capua ad Annibale.

Una colonia, dunque, di ventimila uomini, che avessero, però, almeno tre figli: questa ulteriore specificazione che ci viene da altre fonti ci dà anche la possibilità di quantificare meglio la massa di popolazione che venne trasferita in Campania, anzi, se dobbiamo credere ad Appiano, in quella parte dell’ager Campanus, che era la migliore, ovvero quella direttamente intorno a Capua.

Un totale dunque sicuramente superiore alle centomila persone, anche se non è certo se tutta questa massa di popolazione fosse venuta da Roma o dell’attribuzione avessero beneficiato, come pensano alcuni studiosi, anche persone che già risiedevano nel territorio capuano, calcolato il fatto che Cicerone cita espressamente la misura di cinquantamila iugeri disponibili di territorio da assegnare e tenendo conto che la misura standard era di dieci iugeri a persona, si ritiene che siano stati solo cinquemila le persone aggiunte.

Si trattò non solo di uno straordinario sconvolgimento del regime giuridico delle terre intorno a Capua, ma anche di un singolare popolamento della zona che, ricordiamo era stato già centuriato in precedenza e di questa limitatio dové beneficiare Cesare nell'assegnazione delle terre: questa è l’interpretazione più comune presso gli studiosi.

E a quest’evento va sicuramente ascritta la delimitazione dei confini della cosiddetta pertica della colonia Iulia, fatta con cippi, uno dei quali ritrovato anche a Marcianise, oltre che a Santa Maria Capua Vetere e a Capua. Questa è del resto l’opinione del Beloch che cita il cippo di Marcianise come uno di quelli indicanti i confini della colonia. Esso è attualmente inserito nel muro del palazzo Messore, proprio al disotto del cosiddetto Stemma che lo sovrasta con l’inscrizione:

IUSSU. IMP. CAESARIS

QUA. ARATRUM DUCTUM

EST

E’ questo il reperto principale che ha spinto il canonico Nicola De Paulis a ritenere che la fondazione di Marcianise sia da collegare alla deduzione della colonia in questione: una tesi suggestiva, ma allo stato degli studi alquanto temeraria, in ogni caso non suffragata da rinvenimenti archeologici sufficienti. Secondo De Paulis, infatti, l'origine militare di questi nuovi coloni li avrebbe spinti ad organizzare e strutturare l'insediamento urbano nella forma di un accampamento militare, di cui il De Paulis indicava l'estensione e la composizione interna, attraverso un esame minuzioso della forma urbanistica di Marcianise e naturalmente della sua zona centrale.

In particolare De Paulis considera l'area delle cosiddette vinelle il cui sviluppo ortogonale delle strade dà l'idea appunto di un acquartieramento di tipo militare: certo il canonico marcianisano, nella mancanza di fonti narrative, utilizzava anche altri elementi a conforto della sua tesi e soprattutto i pochi resti archeologici di cui disponeva e che, a nostro avviso, erano, come sono a maggior ragione tuttora, in numero e di qualità troppo esigui perché motivino l'assunto iniziale, dell'esistenza in altre parole in questa epoca (prima metà del primo secolo a. C.) di una vera e propria città, almeno nella forma da lui supposta.

L’occupazione dei coloni nel territorio loro assegnato dovette avere, invece, la forma di un insediamento non di tipo urbano, quanto per villae, ovvero fattorie autosufficienti disseminate nell'intero territorio in forma più o meno intensa.

Del resto sarebbe davvero inconcepibile che nel territorio di una città quale era Capua si potesse impiantare una nuova città, sia pure di dimensioni ridotte: nessuno storico ci autorizza a pensarlo, come pure parrebbe davvero poco sensato pensare al sorgere di una nuova città per frazionamento della precedente.

La colonia Giulia dunque utilizzò un territorio già centuriato e suddiviso razionalmente e l’insediamento di queste famiglie avvenne in maniera sparsa, senza la fondazione d’ulteriori città, cosa inaccettabile se si pensa che l’ager era di pertinenza di Capua, cui, come si è visto, era stato restituito ognidiritto.

Coloro che vennero ad insediarsi sulle terre del nostro territorio divennero dunque capuani e basta, come già lo erano naturalmente quelli che vi abitavano da sempre. Ad ulteriore conferma di questo tipo d’insediamento voglio soffermarmi brevemente su quanto afferma Svetonio, nella sua biografia di Cesare al capitolo 81. Si tratta di un documento finora trascurato e, almeno fino a questo momento, mai citato in opere storiche che trattino il nostro argomento.

Il brano in questione, tratto dalla sequenza che Svetonio dedica alla descrizione dei prodigi che annunciano l’imminente assassinio di Cesare, allude al fatto che pochi mesi prima della morte di Cesare, avvenuta, come si sa, alle idi di marzo (15 marzo) del 44 a.C., mentre i coloni dedotti a Capua in base alla legge Giulia si distribuivano nei campi ad extruendas villas, cioè a costruire fattorie, distrussero alcune tombe, tra cui, secondo Svetonio, anche quella di Capi, mitico fondatore di Capua (ulteriore segno infausto). Lasciando perdere la faccenda di Capi che poco ci riguarda in questa sede, tale passo di Svetonio ci dice più cose.

La prima è il fatto che l’insediamento avvenne gradualmente, se ancora nel 44, come dire quindici anni dopo l’entrata in vigore della legge, ancora i coloni erano impegnati nel costruire villae; la seconda è che non vi è citazione di città nel passo svetoniano, che scrive nell’età d’Adriano, all’incirca 150 anni dopo questi fatti.

Se dunque i veterani di Pompeo avessero qui costituito qualcosa di diverso dalle villae Svetonio lo avrebbe sicuramente segnalato, visto che al suo tempo questa mitica città di Marcianise avrebbe già dovuto essere fiorente, cosa che invece non fa, limitandosi solamente a segnalare la costruzione di villae.

Salvatore Delli Paoli

"Marcianise Digest", febbraio 2014, p. 8, ora in Salvatore Delli Paoli, Marcianise e Terra di Lavoro. La vita culturale e sociale, Marcianise 2018, Libritalia.net, pp. 446-449.

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