IL CASALE DI MARCIANISE NEL SETTECENTO
È uscita da pochi giorni l’ultima pubblicazione di Salvatore Delli Paoli, Carità, religione e potere a Marcianise nel Settecento. Fonti e Studi per la storia di Marcianise e di Terra di Lavoro, Marcianise, 2024 Libritalia.net, che raccoglie le ricerche svolte dall’autore nell’arco di un decennio sulle fonti settecentesche della Casa Santa dell’Annunziata e di altre Opere Pie, conservate, o per meglio dire, salvate e ora custodite, presso la Biblioteca comunale di Marcianise. Delli Paoli accenna al tormentato iter del voluminoso archivio dell’Annunziata, prima abbandonato in alcuni locali del cimitero ed esposto, per anni, ai danni degli agenti atmosferici e dei frequenti furti e poi recuperato e messo al sicuro, come avviene il più delle volte, grazie all’iniziativa di alcuni volontari.
Nel 1996, finalmente, le carte furono trasportate nell’ex carcere mandamentale di Marcianise, dove ebbe inizio, grazie al lavoro degli studenti del Liceo Quercia e al sostegno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Filippo Fecondo, una prima catalogazione che ha portato al riordino della parte settecentesca dell’archivio. Su questa ha lavorato alacremente Delli Paoli che ha al suo attivo altre notevoli pubblicazioni sulla storia di Marcianise, tra le quali Il potere della miseria. La Congregazione di carità di Marcianise tra Ottocento e Novecento del 1998 e La Chiesa della SS. Annunziata di Marcianise nel Settecento, del 2020. L’importanza di questi studi risiede anche nella circostanza che le Opere Pie svolsero un ruolo di assoluta centralità nel decidere l’assetto sociale, economico e politico di Marcianise, che nel Settecento era un casale di Capua con una popolazione che si aggirava intorno ai 5.500 abitanti.
Nella comunità il ruolo svolto dalle istituzioni di beneficenza e, in particolare, dalla Casa Santa dell’Annunziata, fu notevolissimo in virtù del grande patrimonio fondiario dell’istituzione religiosa e della presa che essa aveva, insieme alle diverse congregazioni, su tutti gli aspetti della vita della popolazione. Grazie al riordino dei documenti settecenteschi è stato possibile consultare sia la ricca platea che i 73 registri della Casa Santa dell’Annunziata per un periodo compreso tra il1730 e il 1794. Insieme con questi documenti sono state studiate, tra le altre, anche le carte del Monte della Misericordia(1717-1839) e i registri della Chiesa di S. Carlo e della Confraternita del Monte della Morte. Centrale nella ricerca è la ricostruzione dell’opera di riforma e razionalizzazione dell’amministrazione degli istituti religiosi intrapresa dalla Casa reale in seguito alle proteste e alle denunzie della popolazione. Fu lo stesso sovrano Ferdinando IV, divenuto maggiorenne l’anno prima, con la supervisione del ministro Bernardo Tanucci, presidente del Consiglio di Reggenza, a ordinare, nel 1768, l’apertura di un’inchiesta che fu affidata al governatore di Capua, il cavalier Carlo Paoletti, il quale, a sua volta, spedì a Marcianise un suo uomo di fiducia, Giosuè Salvati, che impiegò ben quattro anni per venire a capo dell’intricata vicenda della gestione delle istituzioni di beneficenza marcianisane, i cui amministratori si erano resi responsabili di molte malversazioni e gravi irregolarità.
Attraverso un esame accurato dei documenti Delli Paoli ricostruisce l’assetto economico-sociale della comunità marcianisana, nella quale a farla da padroni c’erano i massari, proprietari di fondi o affittuari delle estese terre della Casa Santa. Erano i capifuoco (capifamiglia) di questo ceto sociale – nel 1766 nel numero di 603 – che decidevano la nomina della rappresentanza comunale, composta da un decurionato di 21 membri, nominati nelle sette piazze in cui era diviso il casale, del sindaco e dei due eletti (gli attuali assessori), ed erano sempre essi a far nominare gli amministratori e gli economi delle Opere Pie, cioè coloro che avrebbero dovuto controllare la corretta amministrazione di beni di cui proprio i massari erano i diretti beneficiari. Un circolo vizioso nel quale i funzionari che amministravano i beni degli enti religiosi dipendevano dalla volontà e dagli interessi dei fruitori di quegli stessi beni. L’energica e approfondita inchiesta, condotta nel quadriennio 1768-1772, che portò all’individuazione dei responsabili delle malversazioni, a carico dei quali furono emesse anche ordinanze di sequestro dei beni e in alcuni casi di arresto, fu seguita da un’opera di risanamento che consentì la sopravvivenza delle istituzioni benefiche marcianisane, tra le quali il Monte della Misericordia, un monte di pietà nato nel 1564 per contrastare l’usura, che svolse comunque, nonostante le irregolarità e le appropriazioni indebite, un ruolo importante nell’alleviare le difficili condizioni della parte povera della popolazione.
Ma dalla ricerca di Delli Paoli emergono anche alcuni aspetti che riguardano la storia successiva, aspetti attinenti alla longue durée, e relativi alla tenace persistenza delle consuetudini legate all’assistenza e al clientelismo che la gestione delle istituzioni benefiche aveva comportato e che avrebbe caratterizzato l’assetto socio politico del comune per moltissimi anni e fino alla seconda metà del ‘900. Tra i pregi della pubblicazione c’è da segnalare il ricco apparato iconografico contenente le fotografie di mappe e documenti settecenteschi inediti. Dalla ricerca emergono anche alcuni aspetti di interesse più generale. Il primo riguarda la conferma della forte spinta alla razionalizzazione delle norme legislative e al rinnovamento delle istituzioni che caratterizzò il ministero Tanucci e il primo periodo del regno di Ferdinando IV e che si iscriveva nel quadro più generale delle politiche avviate dal dispotismo illuminato europeo nella seconda metà del secolo XVIII. Un secondo aspetto riguarda l’assetto sociale delle nostre contrade nella fase terminale dell’Ancien régime. Il quadro sociale e del potere locale nel territorio del Piano campano, quale emerge dalla ricerca di Delli Paoli, sia pure riferita a una singola comunità e alle sue peculiari caratteristiche, ci mostra la netta separazione esistente tra la stragrande maggioranza della popolazione e un’élite economica e amministrativa estremamente ristretta e fortemente coesa nel difendere i propri interessi nei confronti del popolo minuto, ridotto in condizioni di vita miserabili e costretto a sopravvivere con i sussidi delle opere religiose, strettamente controllate dai maggiorenti del paese. Una condizione di servitù sociale destinata a perpetuarsi ancora per oltre un secolo, con strascichi e ripercussioni che si sarebbero protratti fino a tutto l’Ottocento e oltre.
Felicio Corvese
Da Il Caffé 1 marzo 2024 N. 8 (XXVII, 1167), p. 10 e 8 marzo 2024 N. 9 (XXVII, 1168) p. 8
Felicio Corvese, scrittore e storico, è presidente del centro "Francesco Daniele" per la didattica della storia attivo a Caserta e presidente inoltre della sede di Caserta dell'istituto Campano per la Storia della Resistenza. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni di storia del territorio.
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