Nel ventitreesimo anniversario del cosiddetto “coprifuoco" per camorra adottato a Marcianise il 7 gennaio 1998, pubblico brani tratti dal mio volume "Nove Capitoli sulla storia di Marcianise. Dalle origini al 2000 e oltre" che ricostruiscono il contesto e i risultati di quel provvedimento. Esso lasciò una vasta eco in ambito nazionale e addirittura internazionale, con larga mobilitazione dei media.
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Il cosiddetto “coprifuoco”, in realtà un provvedimento di polizia assunto il 7 gennaio 1998 dal prefetto di Caserta, con l’assenso del sindaco Gianfranco Foglia, prevedeva l’anticipata chiusura di bar e ritrovi pubblici alle ore 22. Era la risposta delle istituzioni ad una sensibile recrudescenza dell’attività della camorra locale ormai da decenni attiva a Marcianise e che dopo ben nove delitti fatti registrare nel corso del 1997 a Marcianise, fino a novembre, tra la fine del 1997 e i primi giorni del 1998, aveva allungato la teoria con ulteriori omicidi, due dei quali perpetrati, appunto, in due bar. Già alla fine di settembre, a seguito di un ennesimo delitto di camorra, Marcianise era, per così dire, agli onori della ribalta. Infatti, il prefetto Goffredo Sottile in quella occasione aveva deciso di convocare il comitato provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica proprio a Marcianise, dove, tra gli altri, dispose di ascoltare il sindaco Gianfranco Foglia, da me intervistato, al termine dell’incontro:
“«Le azioni eclatanti della criminalità organizzata per banda fanno rumore e scalpore. Giustamente. Però creano anche una immagine distorta della città. Marcianise ha sì il grave problema della presenza sul suo territorio di una criminalità organizzata, ma si tratta di parti marginali del tessuto sociale cittadino».
Gianfranco Foglia, solo da qualche mese sindaco di Marcianise, che ha accolto ed è stato ascoltato dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non vuole minimizzare, quanto invece porre nella giusta luce l'ambito del problema.
«L'insidia criminale di Marcianise è comune a tutte le città del sud nelle quali è presente uno sviluppo economico di qualche rilievo e Marcianise, al centro di importanti insediamenti industriali e commerciali, paga sotto questo rilievo, in qualche misura, lo scotto della sua centralità all'interno del sistema produttivo casertano».
Una lunga scia di sangue che ha segnato la storia recente di Marcianise a partire dalla fine degli anni sessanta ad oggi: l'analisi di Foglia sembra essere persuasiva.
La camorra alligna a Marcianise negli anni del 'boom' industria le: il grosso paesone agricolo che era Marcianise fino agli anni cinquanta, quasi non aveva mai conosciuto fatti di questo tipo e un omicidio costituiva una rarità.
Lo sviluppo industriale, l'incremento del reddito, le grandi opere pubbliche hanno spostato l'attenzione della camorra verso Marcianise: una camorra prima importata, poi divenuta in qualche maniera indigena, con l'affrancamento dei capi locali e con alleanze intrecciate di diversa natura.
«Ma lo Stato non sta con le mani in mano e la venuta a Marcianise del Comitato presieduto dal prefetto ne è la riprova -dice sempre il sindaco Foglia-. Su questa linea, con le nostre modeste forze si muove anche la strategia del Comune per una decisa ripresa di legalità nel piccolo della vita quotidiana. I nostri vigili urbani, benché scarsi di numero sono impegnati nel ripristino di una ordinata convivenza civile che passa attraverso la ricucitura di quel tessuto sfilacciato costituito da gesti ai limiti del lecito, o del tutto illeciti, ma rientranti nell'ambito della microcriminalità».
Il sindaco vuole riferirsi alle azioni coordinate dal comandante dei vigili, Sabatino Russo, contro il contrabbando di sigarette, che ha portato nei giorni scorsi alla denuncia di vari extracomunitari sorpresi a vendere bionde agli angoli delle strade e l'opera di ripulitura effettuata sempre dai vigili delle prostitute in sosta lungo il viale Carlo III o lungo le altre arterie di ingresso in città.
Piccoli segnali, ma importanti, di una città che vuole vivere nella legge e nel rispetto dei principi della civile convivenza. In questo senso la riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza, integrato con la presenza del dirigente del commissariato di Marcianise, dott. Massimo Mastroianni, dei responsabili dei carabinieri non è stata solo una operazione di facciata, ma un segnale forte rivolto all'intera cittadinanza.
«Qualche lampada blu in più -ha detto il sindaco Foglia- e il cittadino si sente più sicuro; ma alle forze dell'ordine, la cui abnegazione va sottolineata va assicurato anche una disposizione logistica più congrua alle loro esigenza e per i carabinieri di Marcianise occorrerà trovare una sede più idonea e funzionale di quella attuale»”[i].
Ma due mesi dopo a novembre, dinanzi allo stillicidio infinito di morti ammazzati, fu nel consiglio comunale, appositamente convocato, che se ne discusse:
“«Non ci si può nascondere dietro a un dito. Un nemico invisibile ed maligno minaccia la collettività, insidia le sue attività produttive, può condizionare lo sviluppo futuro di questo territorio, avvelena le giovani generazioni': con queste parole Gianfranco Foglia, sindaco di Marcianise, ha dato inizio alla seduta del Consiglio comunale convocato all'indomani dei gravi fatti di sangue di chiara matrice camorristica che hanno riportato Marcianise all'attenzione dell'opinione pubblica.
“Il malessere è grave -ha proseguito Foglia- e coinvolge sì la presenza sul territorio di bande criminali, ma anche un vasto clima d’illegalità che si esprime in una microdelinquenza sempre più diffusa ed insidiosa, protagonista d’episodi altrettanto gravi, quali la morte di suor Gaetanina Pinto, vittima di una cieca delinquenza minorile, o gli atti vandalici ai danni delle scuole cittadine. Insomma è emergenza, e all'emergenza si risponde con interventi eccezionali”. L'analisi di Gianfranco Foglia è spietata e lucida, anche se salva naturalmente la parte sana della città, la stragrande maggioranza dei Marcianisani laboriosi ed onesti. 'La criminalità è parte indubbiamente del tessuto sociale marcianisano, ma è anche figlia di uno sviluppo economico troppo rapido che le forze politiche non sempre hanno saputo controllare ed orientare».
Su queste basi si è aperto il dibattito, mai così sentito ed autentico: per una volta sono cessate le contrapposizioni di parte e si è verificato un autentico clima di proficua collaborazione. Hanno parlato i capigruppo di tutte le forze politiche (Tommaso Zarrillo, Nunzio Zarigno, Ciro Foglia, Gaetano Moretta, Valerio Gaglione, Giulio Salzillo, Gabriele Amodio) ed ognuno ha portato al dibattito il contributo di suggerimenti inseriti alla fine in un documento unitario approvato naturalmente all'unanimità. In esso dopo la sottolineatura a proposito della gravità della situazione dell'ordine pubblico, si individuano alcune proposte operative che accanto alle scontate richieste di aumento degli organici delle forze dell'ordine, si estendono anche alla petizione affinché a Marcianise venga costituita una sezione staccata del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, mentre si sollecita anche la costituzione presso lo stesso Tribunale di una sezione della Direzione distrettuale antimafia, così come recentemente richiesto dal procuratore generale presso il Tribunale di Santa Maria C.V., Maffei. E' stata anche sollecitata una visita a Marcianise della Commissione parlamentare antimafia. Ma il documento affronta anche il problema sul versante della prevenzione. Si sollecitano pertanto le scuole (una proposta, quest'ultima avanzata dall'ex sindaco di Marcianise, Tommaso Zarrillo) a dare spazio a progetti d’educazione di una coscienza anticamorristica tra i giovani anche utilizzando le provvidenze dell’apposita legge regionale e si impegna l'Amministrazione comunale a perseguire le strade opportune affinché si tuteli la forza lavoro giovanile del territorio nelle assunzioni in fabbriche presenti nel comprensorio. Questo allo scopo di contenere il triste fenomeno della disoccupazione giovanile che è sicuramente concausa dell'arruolamento dei giovani tra la manovalanza delle forze della camorra. Nell'ambito della prevenzione, ha detto Valerio Gaglione, leader dell'Ulivo, “occorre elaborare un programma di rilancio culturale e valoriale che passi attraverso iniziative di vario tipo rivolte in particolare alle giovani generazioni: aprire e potenziare le biblioteche, sostenere il volontariato, stare vicino alle scuole in maniera non solo formale e per problemi strutturali. Ma occorre anche muoversi ad integrazione di quanto viene fatto dalle forze dell'ordine: ad esempio occorre immediatamente potenziare il corpo dei vigili urbani”. Su queste iniziative in pratica si è registrata una comune volontà anche al di là dei limiti di partito: “Bisogna intervenire sul degrado che offre Marcianise in vari settori -ha detto Gaetano Moretta, capogruppo di An-: non c'è solo la delinquenza che è sicuramente il problema più grave, ma esistono anche il degrado ambientale, quello urbanistico, ed altri pericolosi fenomeni sociali che vanno combattuti e risolti con il concorso di tutti”.
“Siamo dinanzi ad una grande sfida portata alle istituzioni -ha detto Nunzio Zarigno della lista civica “Città Nuova”-. Dobbiamo tutti interrogarci su quanto sta accadendo in città che coinvolge le coscienze dei Marcianisani onesti ed impegna tutti, come ha sottolineato il vescovo Nogaro, ad una assunzione di responsabilità; e in primo luogo questo quesito interroga le volontà della classe dirigente di questa città che non può fallire, se non vuole abdicare alle sue funzioni»”[ii].
Forte di questo consenso il sindaco Foglia decise allora, in verità senza consultarsi con l’opposizione, di organizzare una marcia per la pace e la legalità con la partecipazione dei sindaci di Capodrise, Anthony Acconcia e di Recale, Ovidio Gadola, dei due vescovi delle diocesi in cui è suddivisa Marcianise, Capua (Bruno Schettino) e Caserta (Raffaele Nogaro). Questa venne fissata, in un primo momento, per il 17 dicembre e, successivamente, per il 27 dicembre 1997:
«Una marcia per la pace e la legalità: l'ha annunciata il sindaco di Marcianise, Gianfranco Foglia, che vuole portare in piazza i cittadini di Marcianise sabato 17 dicembre.
All'iniziativa hanno già dato la loro adesione i sindaci di Capodrise, Anthony Acconcia e di Recale, Ovidio Gadola.
"Una mobilitazione dal basso -dice Foglia- che vuole essere una risposta in termini di civiltà di una comunità che non accetta di dirsi vinta dalla camorra".
Alla manifestazione che prenderà il via alle 16 da piazza Umberto I a Marcianise sono stati invitati i vescovi di Caserta, Raffaele Nogaro e quello di Capua (Marcianise, come è noto, è divisa in due diocesi), Bruno Schettino. Dovrebbe esserci anche l'arcivescovo emerito di Capua, Luigi Diligenza, e, forse, il vescovo d’Acerra, Antonio Riboldi.
Il corteo, così ha annunciato il sindaco, si concluderà nella stessa piazza Umberto I con una messa concelebrata dai vescovi e dai sacerdoti di Marcianise. In questi giorni la Giunta è impegnata nell’organizzazione concreta della manifestazione che coinvolgerà tutte le forze cittadine, da quelle politiche e sindacali, all'intera società civile: è prevista anche la partecipazione d’esponenti politici di livello nazionale.
Una iniziativa forte che nelle intenzioni dell'Amministrazione comunale non vuole essere una semplice operazione di facciata.
“Quest’iniziativa -dice l'assessore Angelo Zarrillo Maietta- tiene dietro ai vari consigli comunali dedicati alla situazione della criminalità a Marcianise e vuole dar forza alle richieste espresse in quella sede da tutte le forze politiche per un aumento della forza pubblica e una più decisa risposta da parte delle istituzioni a tutti i livelli all'insidia criminale, sia di quella camorristica, sia della cosiddetta microcriminalità'.
Nove morti ammazzati dall'inizio dell'anno, per fatti connessi alla lotta tra bande camorristiche che vogliono spartirsi il territorio, inquietanti episodi di sfilacciamento del tessuto comunitario sono spie allarmanti di un disagio cui si pensa di rispondere anche con manifestazioni di questo tipo.
Non c'è solo la camorra, infatti, a far paura ai cittadini onesti, ma ci sono anche gli scippi, come quello tragico che appena due mesi fa ha causato la morte della suora Gaetanina Pinto, e i ripetuti, continui atti vandalici perpetrati ai danni delle istituzioni scolastiche: una teoria di episodi che ormai non possono più essere sottovalutati.
“C'è bisogno -dice sempre il sindaco Foglia- del concorso di tutti su questo piano, né è pensabile che una manifestazione, sia pure forte e sia pure convinta, possa bastare, ma è indubbio che le istituzioni sono chiamate in primo luogo a dire la loro in questa materia e a promuovere la legalità e lo sviluppo. Perciò Marcianise non può essere lasciata sola in questa battaglia, per vincere la quale occorrono risposte chiare e non equivoche anche da parte delle istituzioni di livello regionale e nazionale"[iii]».
Attaccava invece la decisione di Foglia l’Ulivo:
«L'Ulivo attacca senza mezzi termini l'Amministrazione comunale di Marcianise, guidata dal sindaco Gianfranco Foglia. L'apertura di credito a distanza di otto mesi dall'insediamento del Polo alla guida del governo comunale è ormai chiusa e la minoranza dell'Ulivo promette battaglia su tutti i punti: a partire dalla contestata decisione di effettuare una marcia per la pace e la legalità per il 27 dicembre.
“Una decisione improvvisata giunta del tutto a sorpresa a noi dell'opposizione -dice Gabriele Amodio, capogruppo dei popolari-, per la quale occorrerebbe ben altra organizzazione di quella che vediamo messa in essere. Sia chiaro, se la manifestazione si farà, noi dell'Ulivo parteciperemo compatti, ma non possiamo non stigmatizzare il dilettantismo di chi ci governa che anche su questo punto, pure così delicato che riguarda le risposte da dare al problema della criminalità, va avanti senza idee e senza una reale progettualità”.
E questa critica, legata all'accusa della mancanza di una seria programmazione, è stata avanzata anche da Valerio Gaglione, candidato sindaco dell'Ulivo, che ha sottolineato la pochezza culturale di una Giunta priva di anima e incapace persino di amministrare l'ordinario.
Valerio Gaglione esprime il suo disagio per la stessa mancata vitalità del Consiglio comunale, dal quale medita di allontanarsi “anche per consentire l'ingresso nel civico consesso del rappresentante di Rifondazione comunista”. Sarebbe in questo caso possibile il ritorno tra i banchi consiliari d’Alberto Marino, figura storica della sinistra marcianisana.
Ma l'attacco più documentato all'indirizzo dell'Amministrazione è venuto dai capigruppo delle altre forze politiche di opposizione presenti alla conferenza stampa appositamente convocata e che ha avuto luogo nei locali del Comune di Marcianise: Gabriele Amodio, per i popolari, Tommaso Zarrillo per il Pds, Giulio Salzillo, per Rinnovamento italiano e Filippo Fecondo per la civica Città nuova.
Un attacco incalzante che ha fatto emergere un giudizio fortemente negativo sull'operato, o meglio sul non operato, dell'Amministrazione Foglia sui vari problemi cittadini che sono stati sollevati.
Amodio ha parlato senza mezzi termini di un sindaco “incompetente” e di una giunta “deludente”. “Si va avanti alla carlona con insipienza ed iniziative gattopardesche: la vicenda del termodistruttore è esemplare. Si dichiara l'opposizione, magari si sottoscrivono anche documenti pubblici in questo senso, ma nel momento in cui tale opposizione deve essere difesa e riaffermata ci si mostra tiepidi o peggio”.
Per Filippo Fecondo il bilancio dell'Amministrazione Foglia è fallimentare soprattutto per quanto riguarda l'Urbanistica: “In questo settore -ha detto Fecondo- non è stato ancora nominato un assessore, mentre si corre il rischio di perdere l'occasione di elaborare i piani particolareggiati nelle zone alberghiera, commerciale ed artigianale, facendo scadere la convenzione sottoscritta dal sindaco Zarrillo con il dipartimento d’urbanistica dell'Università di Napoli. Così si perderanno anche le possibilità di sviluppo e di lavoro, particolarmente nella zona alberghiera marcianisana, anche in vista del movimento determinato dal Giubileo”.
Per Giulio Salzillo, di Rinnovamento italiano, “nulla di realmente significativo si sta facendo nell'ambito della tutela ambientale, mentre anche il piano per la raccolta differenziata dei rifiuti stenta a decollare”.
Per Tommaso Zarrillo, capogruppo del Pds, ma anche ex sindaco della città, “l'Amministrazione Foglia sta perdendo anche il vantaggio costituito da opere pubbliche a lei lasciate in eredità: neanche queste, come ad esempio la villa comunale nella zona 167, o lo stesso velodromo, riescono a partire. Anche sull'Interporto che può sicuramente essere il futuro di Marcianise, ben poco l'Amministrazione comunale sta facendo contro i tentativi nemmeno troppo nascosti di sottrarre quest'opera a Marcianise, a tutto vantaggio di Nola, mentre il referente politico di questa Amministrazione, l'assessore regionale ai lavori pubblici, l'on. Zinzi, si è finora distinto più per atti di omissione verso Marcianise che per reali interventi nel senso dei suo sviluppo”[iv]».
La contestata manifestazione, alla fine, si fece: il successo ci fu, ma mancò l’adesione vera della popolazione di Marcianise che sembrò essere solo spettatrice:
«”Lasciate la strada del male; tornate ad essere persone!”: questo l'accorato appello che suor Alfreda, consorella di suor Gaetanina Pinto, la religiosa morta per le conseguenze di uno scippo subito a Marcianise nell'ottobre scorso, ha rivolto agli uomini della camorra dall'improvvisato altare eretto al centro di piazza Umberto I, dinanzi ai partecipanti alla marcia della pace e della legalità. E' stato questo forse il momento più intenso della manifestazione voluta dai sindaci di Marcianise, di Capodrise e di Recale, per promuovere una cultura della legalità “in una terra martoriata dalla camorra, e strangolata dalla disoccupazione”, come ha detto Anthony Acconcia, giovane e battagliero sindaco di Capodrise. Alla marcia hanno preso parte insieme ad Acconcia, Gianfranco Foglia, sindaco appunto di Marcianise e Ovidio Gadola, sindaco di Recale, numerosi primi cittadini di città della provincia di Caserta. Erano, infatti, presenti i gonfaloni dei Comuni di Calvi Risorta, Cervino, Santa Maria Capua Vetere, Mignano Montelungo, Cancello Arnone, Castelvolturno, Marzano Appio, Pietravairano, Santa Maria a Vico, Caianello, Maddaloni, Valle di Maddaloni, Casagione, Caserta. In testa al corteo era anche il gonfalone della Regione Campania e quello dell'Amministrazione Provinciale di Caserta. Numerosi i parlamentari, tra cui il senatore De Santis, l'on. Ferdinando De Franciscis, per la Regione era presente l'assessore ai lavori pubblici, on. Zinzi; per la Provincia il vice presidente Coronella. Con il vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, era presente pressoché l'intero clero di Marcianise e le associazioni religiose. Nutrita anche la partecipazione di associazioni di volontariato, tra cui l'Aido, di forze politiche e sindacali. Il corteo è partito da piazza Umberto I ed è sfilato lungo via Roma, via Novelli, via S. Simeone, via Salzano, via Grillo, via Santoro, per ritornare di nuovo in piazza Umberto I. Durante il percorso in piazza O. Buccini è stata deposta una corona d'alloro presso il Monumento ai caduti. Sul palco eretto appunto in piazza, in una giornata livida che minacciava pioggia, il vescovo Nogaro ha concelebrato una solenne messa insieme ad altro otto sacerdoti, tra cui era il primicerio del Duomo, mons. Gaetano Rossano. Tutto incentrato sul tema della solidarietà l'omelia del vescovo di Caserta che ha sottolineato come non vi possa essere vera pace senza solidarietà, a maggior ragione in un territorio dove l'insidia criminale appare presente con episodi gravi. “C'è bisogno dunque -ha detto Nogaro- di una reale conversione dei cuori che deve riguardare tutti e in primo luogo i cristiani chiamati ad essere testimoni della resistenza al male e alla criminalità. Ma la legalità da sola non basta se questa non viene arricchita dall'amore, e soprattutto dall'amore nei confronti dei fratelli, anche di quelli che sbagliano, anche di quelli che vanno accolti e non rifiutati, perché prima delle leggi e del cittadino, vi è l'uomo”. Sempre all'omelia è intervenuta quindi suora Alfreda dell'ordine delle suore missionarie catechiste, lo stesso di cui era superiora suor Gaetanina Pinto, che ha invitato a riscoprire le ragioni della speranza. Prima della conclusione della solenne concelebrazione hanno preso la parola i tre sindaci promotori della manifestazione. Ovidio Gadola ha “letto” la manifestazione come un invito rivolto a coloro che detengono il potere affinché lo esercitino per il bene comune (“Siamo qui per tenderci la mano e lavorare per l'avanzamento sociale, economico e morale delle nostre comunità”). Anthony Acconcia ha messo l'accento sulla necessità di non subire rassegnati l'oltraggio costituito dalla delinquenza (“Le nostre voci siano più forti dei colpi di pistola: ritroviamo il coraggio per non stare alla finestra ma per essere protagonisti della nostra storia”). Gianfranco Foglia, che ha chiuso la manifestazione, ha preso impegno di rinnovare ogni anno questo appuntamento, affinché “l'ideale triangolo costituito da Marcianise, Capodrise e Recale, possa diventare un cerchio sempre più largo capace di coinvolgere quanto più gente possibile sui temi della pace e della legalità”».
E nel box che accompagnava l’articolo principale, scrivevo:
«“C'è la Marcianise legale, ci sono i rappresentanti delle istituzioni, ma manca la gente, quella comune, quella attraverso la quale deve passare nel vissuto quotidiano ogni idea, mancano i giovani delle scuole”. Gabriele Amodio, capogruppo del Ppi in Consiglio comunale non risparmia critiche all'indirizzo dell'Amministrazione comunale, accusata di aver organizzato la manifestazione in maniera estemporanea. 'Noi dell'opposizione, che pure siamo qui presenti, -dice- non siamo stati né consultati né tanto meno coinvolti in una iniziativa di questo tipo che ha vanificato ogni suo significato, per apparire una operazione di facciata che vuole camuffare il nulla di una giunta incapace di dare reali risposte ai problemi della città'. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Filippo Fecondo, capogruppo di Città Nuova: “Il periodo scelto è infelice né si può pensare che una manifestazione di questo tipo che vorrebbe portare in piazza migliaia di persone possa essere organizzata in poco tempo e facendo leva solo sulla parte politica che attualmente guida le sorti del Comune di Marcianise. Ancora una volta l'Amministrazione di Gianfranco Foglia ha mostrato tutta la sua pochezza culturale e politica”. Anche per Alberto Marino, di Rifondazione comunista, è mancato il riscontro della gente comune. Per il sindaco Foglia però la valutazione sulla manifestazione è del tutto positiva: “La città ha risposto in maniera convinta alla sollecitazione: qualche assenza è stata dovuta allo scarso tempo che si è avuto a disposizione e alle difficoltà del periodo natalizio. Ma sono dettagli in una manifestazione che è stata una risposta convinta alle ragioni della pace e della legalità. Del resto se qualche manchevolezza c'è stata, potremo rimediare l'anno prossimo. Questa manifestazione deve infatti diventare un appuntamento fisso, affinché sul tema della legalità non ci sia mai caduta di tensione”[v].
Ma il peggio doveva ancora venire: altri ripetuti colpi di una camorra sfrontata vennero messi a segno proprio in quei giorni delle feste natalizie e di quelle dei primi giorni dell’anno nuovo. Il 7 gennaio 1998 si venne a sapere che il prefetto aveva deciso la chiusura anticipata di bar e ritrovi: è quello che impropriamente venne subito chiamato “coprifuoco”. I mezzi di informazione locali, nazionali e internazionali si innamorano della definizione, sebbene impropria e Marcianise, per la colpevole leggerezza del sindaco Foglia, che aveva dato il suo assenso all’operazione, subì l’infamante definizione di “Città del coprifuoco”. I primi commenti al provvedimento del prefetto furono tutti negativi:
«"E' il colpo di grazia che viene dato ad una attività commerciale che già a Marcianise vive in uno stato comatoso": non adopera mezze misure Tonino Coscia gestore di un accorsato negozio di giocattoli nella centralissima via Grillo, che commenta in maniera dura il provvedimento del prefetto Sottile che prevede la chiusura di bar e di circoli privati anticipata alle ore 22. "Non vedo con quanto buon senso il sindaco di Marcianise -continua Coscia-, se è vero quanto riportato da alcuni organi d’informazione, abbia potuto dare il suo assenso ad un provvedimento inefficace e che si traduce in un danno considerevole per quegli esercizi, certo non il mio, che lavorano proprio nelle ore notturne. Così si fa solo un cattivo servizio alla città che subisce gli attacchi sconsiderati della criminalità organizzata, per di più ingigantendo il clamore della notizia con la definizione di coprifuoco. Sono decine le telefonate che mi sono giunte da parte di clienti che vengono dai centri vicini che mi chiedono se possono liberamente venire a Marcianise". I commercianti marcianisani sono dunque esasperati e ne hanno tutti i motivi, anche perché lo stato di disagio si avverte da tempo. "L'immagine della città è stata fortemente compromessa dagli episodi criminali degli ultimi tempi -dice Emilio Napoletano-, gestore del cinema teatro Ariston di Marcianise-, anche al di là degli stretti confini locali e provinciali. Il provvedimento del prefetto Sottile non interessa il mio locale, ma lo scalpore dato al provvedimento stesso porta a credere che Marcianise chiuda tutte le sue attività dopo le dieci di sera. Non è così e confermo pertanto per stasera lo spettacolo teatrale con Vittorio Marsiglia". Molti commercianti interpellati ripetono gli stessi concetti e parecchi preferiscono che il loro nome non compaia, in tutti c'è preoccupazione: "E ne hanno tutti i motivi -replica Coscia, che prima di diventare commerciante a tempo pieno è stato un esponente importante della vita politica locale-. C'è un degrado visibile a livello della qualità della vita, ma manca anche una ferma iniziativa amministrativa capace di frenare il fenomeno e certo la chiusura anticipata dei ritrovi non facilita la ripresa, anzi l'affossa". Anche da Vittorio Alberico, gestore del bar Victor in via de Felice, il decreto di chiusura dei bar viene giudicato come un danno per le attività commerciali: "Si tratta di un sopruso e certo un provvedimento di questo tipo, che sottrae reddito a lavoratori, avrebbe dovuto essere preso, se doveva essere preso, non in maniera d'imperio, ma almeno attraverso una qualche consultazione con gli interessati e le organizzazioni che li rappresentano". Insomma un coro di no viene dal corpo denso dei commercianti di Marcianise che vedono nella maggioranza l'intervento del prefetto come inefficace, oltre che dannoso. "A pagare siamo sempre noi -dice un commerciante che non vuole essere citato-: ci sentiamo da una parte vittime della camorra, mentre dall'altro le forze istituzionali, che dovrebbero proteggerci, di fatto ci danneggiano con soluzioni semplicistiche che non sono davvero efficaci. Ha ragione il vescovo Nogaro che parla di un provvedimento palliativo". Insomma ben altre dovrebbero essere le risposte che la società civile deve mettere in campo contro l'insidia camorristica, e queste stanno in una reazione forte di livello pari all'aggressione criminale. Altro che coprifuoco!».
E nel box che integrava il predetto articolo scrivevo:
«Don Salvatore Foglia è vicario foraneo di Marcianise, per quella parte che ricade nella giurisdizione della diocesi di Capua (la parte restante è sotto la giurisdizione di quella di Caserta) ed è rettore della centralissima chiesa di S. Carlo proprio di prospetto a piazza Umberto I; e non ha dubbi: "La chiesa è chiamata a fare la sua parte, in questa torbida vicenda di criminalità e di morte che sta degradando il vivere civile di Marcianise, strangolando la sua voglia di speranza e di onestà. E' da tempo che i vescovi delle due diocesi, mons. Bruno Schettino, per Capua e mons. Raffaele Nogaro, per Caserta, hanno fortemente insistito per una reazione che veda in prima fila la chiesa, coinvolgendo direttamente i sacerdoti. Anche per questo, insieme a don Tommaso Acconcia, vicario foraneo della parte casertana, stiamo da tempo elaborando un progetto che naturalmente non potrà che interessare il risveglio delle coscienze e proporsi come una necessaria riappropriazione delle ragioni della solidarietà e dell'accoglienza".
Un progetto destinato a chi? "In maniera particolare ai giovani. C'è attualmente a Marcianise un vuoto di orientamento e di proposte e centinaia di giovani vivono, con la crisi della famiglia, quella della mancanza di un lavoro, ma anche di solide motivazioni valoriali. E' su questo che la chiesa deve incidere in un grande progetto formativo che deve coinvolgere anche le pubbliche istituzioni e in primo luogo la scuola. Ma anche il Comune deve fare la sua parte e non pensare di potersi esimere dalle sue responsabilità, magari organizzando sagre di pettole e fagioli in piazza: occorre serietà di impegni e volontà di un lavoro profondo, soprattutto nel campo del volontariato, vera cenerentola delle attenzioni da parte del potere amministrativo. Il progetto dovrà portare alla fine ad un momento forte di vita ecclesiale che sia nello stesso tempo di dialogo e di dibattito"»[vi].
Nei giorni successivi la polemica infuriò:
«E' pressoché corale la protesta a Marcianise nei confronti della decisione del prefetto Sottile di anticipare alle 22 la chiusura dei bar e dei circoli cittadini. E non sono solo i commercianti, diretti interessati del provvedimento prefettizio a dire no, ma anche uomini di cultura ed esponenti della Marcianise che pensa e che scrive. Federico Scialla, autorevole giornalista casertano, che vive da sempre a Marcianise, non nasconde il suo disappunto per la decisione che "mortifica ed offende ogni cittadino onesto e contribuisce a determinare un'immagine distorta di una città operosa ed attiva dove i valori etici e civili sono stati sempre presenti". "Ben altro ci si aspetterebbe dalle istituzioni -prosegue- che pannicelli caldi come quelli che ci propone il prefetto Sottile. Ci vogliono segnali forti e tangibili che vadano nel senso di una reale azione di contrasto delle attività criminali delle bande camorristiche". Sulla stessa linea anche le dichiarazioni di esponenti delle associazioni culturali cittadine, a partire da quelle davvero infuocate di Pietro Zinzi, presidente della Pro loco di Marcianise, animatore culturale che da anni si batte per un recupero dell'immagine positiva di Marcianise, attraverso mille iniziative. "Si tratta di un provvedimento molto grave, quello del prefetto Sottile, ma soprattutto mi sento offeso dalle dichiarazioni rese dal rappresentante del governo che parla di una mentalità camorristica presente a Marcianise, che è città di forti tradizioni culturali e di una storia nobilissima. Gli episodi delinquenziali e camorristici addolorano certamente ogni cittadino onesto e soprattutto chi, come me, è impegnato da anni in un'azione di rilancio di Marcianise. Il prefetto, che si illude di risolvere il problema della criminalità organizzata, autorizzando un provvedimento che lede solo l'immagine della città, senza portare alcun vantaggio in termini di contenimento del fenomeno criminale, interroghi prima se stesso e le sue responsabilità, se la situazione dell'ordine pubblico in città è giunta al punto in cui si trova ora. E magari si interroghino anche coloro che hanno avuto ed hanno in mano il governo della cosa pubblica locale per le loro macroscopiche inadempienze".
Disposto invece a concedere qualche credito al coprifuoco imposto da Sottile è Franco Delli Paoli, presidente dell'Archeoclub di Marcianise che interpreta la decisione del prefetto come "un segnale di un inizio di presenza delle istituzuioni sul territorio; anche se -aggiunge- un segnale del tutto sterile se esso non dovesse essere arricchito da altre e più incisive iniziative. Tuttavia ciò da solo naturalmente non può bastare assolutamente. Come operatore culturale mi sento di dire che a situazioni così gravi e violente si risponde oltre che con la repressione, anche, e forse soprattutto, con un rilancio di iniziative culturali serie capaci di far crescere gli anticorpi necessari, soprattutto a livello di giovani generazioni, per una reazione alla barbarie, perché di barbarie si tratta. Marcianise ha importanti istituzioni culturali come la Biblioteca e il Palazzo Monte dei Pegni: è tempo che queste istituzioni siano fatte funzionare come si conviene, se si vuole che diventino davvero incisive". L'esigenza di un rilancio delle iniziative culturali, anche mediante una più sollecita attenzione da parte delle autorità comunali viene sottolineata anche dal prof. Nicola Letizia, autore di studi storici su Marcianise, che aggiunge: "Vanno create occasioni in positivo soprattutto capaci di aggregare le giovani generazioni cui occorre anche dare la speranza di un lavoro. Marcianise ha perso numerose occasioni, anche a causa di insipienza della classe dirigente locale, che non è stata in grado di tutelare la forza da lavoro locale nelle cento industrie presenti nel suo territorio. Ma Marcianise non può anche essere avvilita da un provvedimento come quello del prefetto che serve solo ad alimentare ulteriormente l'immagine in negativo di una città operosa e dalle antiche tradizioni di ci viltà"»[vii].
Intanto il sindaco Foglia, dinanzi alla marea montante delle critiche rivolte al suo operato decise di rivolgersi direttamente alla cittadinanza con un manifesto:
«Un appello ai Marcianisani onesti a "resistere" agli attacchi della criminalità, ma anche un invito ad avere coraggio. Il sindaco di Marcianise, Gianfranco Foglia, nello stesso giorno in cui va a Roma a chiedere ulteriori rinforzi di polizia a Marcianise, si rivolge direttamente ai suoi concittadini e li mobilita alla resistenza. "Sì, amici concittadini, occorre resistere, ma anche avere coraggio, essere sereni e forti, responsabili e decisi, fiduciosi che alla fine a vincere sarà la Marcianise della gente onesta e laboriosa". Così si legge nel manifesto fatto affiggere per le strade della città. E più avanti Foglia aggiunge: "La criminalità dilaga e miete vittime, espressione di pochi, infanga ed offende la città degli onesti, colpisce per ribadire un potere che non possiamo riconoscere a chi è portatore e interprete del male". E poi la richiesta di ulteriori uomini a disposizione per le indagini e la riappropriazione del territorio alla legalità. Per questo fine "siamo disposti a qualunque sacrificio, anche a quello di limitare un po' della nostra libertà". Un chiaro riferimento al discusso provvedimento del prefetto Sottile di chiudere anticipatamente i bar e i circoli.
Intanto la città si mobilita per una risposta di massa alla camorra, ma anche per rilanciare in positivo l'immagine di una Marcianise offesa dai semplicistici giudizi di chi facilmente l'ha assimilata a capitale della camorra campana. Una manifestazione è in preparazione per domenica sera, quando una fiaccolata prenderà le mosse da piazza Umberto I, a pochi passi dal bar Maiorana dove è stato barbaramente ucciso Raffaele Porfidia. Riunioni si sono avute nelle varie scuole cittadine per l'organizzazione del corteo che si riunirà in piazza dove, allo scoccare delle ore 22 sarà distribuito del caffé, con evidente allusione polemica alla decisione del prefetto. La quale è ancora oggetto di discussione nei vari ambienti. Per Gaetano Marchesiello, della segreteria della sezione del Ppi, essa appare come "del tutto immotivata, ed è grave colpa del sindaco Foglia averla avallata. Un sindaco che -secondo Marchesiello- sta mostrando tutto il suo dilettantismo e l'evidente impreparazione a reggere il ruolo al quale è stato chiamato, e non solo per la sua sostanziale approvazione del coprifuoco, ma anche per il fatto che, a dire delle cronache di giornale, penserebbe ad una ordinanza che disponga d'imperio l'assunzione di Marcianisani nelle fabbriche della zona. Un provvedimento folle, oltre che illegale, che oltrettutto capovolge i termini del problema. Non è la disoccupazione causa di camorra, ma è proprio vero il contrario che è la criminalità organizzata causa di disoccupazione. Se Foglia vuole davvero fare qualcosa, lo faccia sul piano amministrativo, attivando le procedure che riguardano il varo della zona alberghiera e delle attività artigianali lasciate nel più completo abbandono"».
Anche i giovani si prepararono a scendere in piazza:
«E' confermata per oggi, domenica, la manifestazione pubblica che vedrà scendere in strada i cittadini di Marcianise per un corteo ed una fiaccolata. Promotori dell'iniziativa gli studenti, il mondo del volontariato, le stesse forze politiche. "Vogliamo offrire l'immagine dell'altra Marcianise, quella degli onesti -così dice lo studente Andrisani, rappresentante d'Istituto del Liceo Scientifico "Quercia"-. Vogliamo anche dire con forza delle nostre speranze e della nostra volontà di avere un futuro di pace in una città solidale libera dall'insidia della violenza e del sangue". Il corteo prenderà le mosse da piazza Umberto I alle ore 20,30 e non più alle ore 19, come si era stabilito in un primo momento. Lo spostamento, richiesto dalle autorità di polizia si è reso necessario per la concomitanza di altre manifestazioni religiose. A conclusione della marcia, sempre in piazza Umberto I, i baristi di Marcianise offriranno gratuitamente del caffé ai manifestanti: una forma civile e arguta di protesta nei confronti del provvedimento del prefetto Sottile di anticipare alle 22 la chiusura dei loro esercizi. Ma i baristi di Marcianise, almeno alcuni di loro, non si limiteranno solo alla distribuzione della bevanda. E' già partito un ricorso, inoltrato al Ministero dall'avv. Salvatore D'Albenzio, per conto dei gestori dei principali bar del centro storico, contro l'ordinanza che ha applicato ai bar, ma anche ai circoli ricreativi, il coprifuoco. Intanto le polemiche non si placano, e mentre il sindaco Gianfranco Foglia ha rivolto, con un manifesto, un appello ai Marcianisani onesti a resistere, Pietro Zinzi, presidente della Pro loco di Marcianise ha diffuso in forma di lettera-aperta una "Risposta al sig. Prefetto di Caserta", nella quale critica le dichiarazioni del rappresentante del governo in provincia a proposito del clima omertoso che vi sarebbe in città: "E' vero, sig. prefetto, la popolazione non denuncia; cerca di non vedere; prova a dimenticare le angherie che subisce senza sosta. I nostri occhi non vedono, sì, è vero, ma dove sono gli occhi di chi è preposto a far rispettare la legalità sul nostro martoriato territorio? Dov'è lo Stato, mi chiedo?". Intanto vengono positivamente commentati in città i risultati dell'incontro tra la delegazione del Comune di Marcianise, costituita dal sindaco Foglia e dai capigruppo delle forze politiche e il sottosegretario Giannicola Sinisi. Tommaso Zarrillo, ex sindaco di Marcianise, presente all'incontro dice: "Abbiamo avuto risposte davvero positive ed è stato interamente recepito il pacchetto di iniziative che il gruppo dell'Ulivo ha da tempo proposto. In particolare appare significativa l'assicurazione in merito all'inserimento di Marcianise tra le aree dove l'impegno dello Stato sarà più sensibile nel senso della sicurezza, al fine di promuovere sviluppo"».
Altre richieste vennero avanzate al ministro del Lavoro, Tiziano Treu:
«Parte da Marcianise, insieme alla richiesta di una città più sicura, anche quella di maggiori possibilità di occupazione, soprattutto per i giovani. "L'impegno mio e dell'amministrazione comunale -dice il sindaco di Marcianise, Gianfranco Foglia- è rivolto in questi giorni anche a far capire alle autorità di governo la necessità di una iniziativa straordinaria degli organi istituzionali per un rilancio delle attività produttive nel comparto industriale di Marcianise". Si tratta di un desiderio o sono state messe in campo delle iniziative concrete? "Nessun pio desiderio. Ho già chiesto un incontro straordinario con il Ministro del lavoro Treu, onde sollecitare da una parte l'esigenza di favorire occasioni di sviluppo, anche mediante un suo intervento a proposito dell'Interporto, ma soprattutto per una necessaria tutela della forza da lavoro locale, mediante accorgimenti legislativi che diano priorità nelle assunzioni a cittadini residenti a Marcianise". Non crede che così facendo la sua azione possa essere giudicata assurdamente campanilistica? "Niente affatto. La difesa delle poche occasioni di lavoro per i cittadini residenti a Marcianise sarebbe solo un piccolo compenso ai sacrifici che l'intero territorio ha dovuto affrontare con perdita di terreno fertile concesso agli insediamenti industriali ed anche alle penalizzazioni più generali che Marcianise ha subito per l'impianto di alcune strutture di servizio all'intera Campania, come la barriera autostradale di Napoli nord che ricade nel tenimento di Marcianise o gli impianti di depurazione sui Regi Lagni". Ma ciò potrebbe essere interpretato come contrario alla legge che non prevede privilegi di alcun tipo a questo riguardo: "Perciò voglio incontrare il Ministro, che dovrà pure rendersi conto delle nostre legittime aspirazioni". E sul coprifuoco e sull'assenso da lei dato al provvedimento del prefetto? "Ma quale coprifuoco! Qui si è voluto ingigantire, tramite il grande clamore dei mezzi di comunicazione, una decisione che se chiude prima i bar mette comunque in strada i cittadini. E in merito all'assenso, vorrei vedere quale sindaco può fare resistenza ad una volontà dichiarata del prefetto che è il rappresentante del governo in Provincia e il responsabile dell'ordine pubblico". Intanto è confermato che Gianfranco Foglia parteciperà nei prossimi giorni al Maurizio Costanzo show»[viii].
Anche le trasmissioni televisive nazionali si interessarono al caso Marcianise:
«Dura meno d'un quarto d'ora l'atteso collegamento con la trasmissione di Rai 2 "Cronaca in diretta": in piazza Umberto I, appena bagnata da una leggera pioggia, ci sono studenti, il sindaco con la giunta, parecchi consiglieri comunali. C'è anche una folta delegazione di lavoratori attualmente impegnati, nell'alto casertano, nella costruzione della linea ad alta velocità che temono la messa in Cassa integrazione di parte del personale occupato. A condurre il collegamento è il giornalista della sede napoletana della Rai, Geo Nocchetti. Numerosi i servizi filmati che rifanno la storia delle ultime uccisioni di camorra (8 nel 1997, e 2 in questi primi giorni dell'anno), ma cercano anche di far emergere le reazioni al provvedimento di chiusura anticipata dei bar e ritrovi assunto dal prefetto Goffredo Sottile. Quest'ultimo, sempre attraverso un servizio filmato, ha confermato la bontà della sua decisione, anche se quell'ordinanza non andava intesa come un coprifuoco: "E' questa una interpretazione esagerata -ha detto il prefetto- di un provvedimento teso a favorire l'opera delle forze dell'ordine e non certo a criminalizzare una città. Un provvedimento inoltre, assunto, sia detto chiaramente, dopo consultazione con il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, e con l'assenso del sindaco di Marcianise. Un provvedimento per il quale è in corso la valutazione in ordine ad una sua possibile proroga". Come si ricorderà l'ordinanza prefettizia limitava a venti giorni l'ordinanza di chiusura anticipata dei locali pubblici. Gianfranco Foglia, sindaco di Marcianise, da parte sua, pur esprimendo qualche perplessità in ordine alla decisione del rappresentante del governo, ha anche riaffermato la sua volontà di essere ligio alle disposizioni che vengono impartite da chi rappresenta lo Stato. Non c'è stato naturalmente tempo di approfondire e vano è risultato il tentativo di Gaetano Andrisani, giornalista e scrittore marcianisano, di portare il discorso su di un piano più analitico. Per Andrisani la criminalità "è il frutto del rapido ed incontrollato sviluppo e della repentina trasformazione subita da Marcianise nel passaggio da una cultura contadina ad una industriale: un processo che del resto non riguarda la sola Marcianise". Il vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, in una intervista filmata, ha confermato le sue perplessità in merito al provvedimento del prefetto, ma ha chiesto anche interventi strutturali: "Il delitto non ha orari, e ben altre iniziative andrebbero messe in campo, di natura strutturale. In questo senso le istituzioni fanno pochissimo. E' necessario che venga promossa e sollecitata una vera cultura d'impresa che attualmente latita". Don Salvatore Foglia, intervistato al termine del breve collegamento ha posto in luce la volontà della chiesa locale di fare la sua parte. Poco dopo il collegamento con la Rai si è aperta la seduta del Consiglio comunale, appositamente convocato per discutere in merito alla situazione dell'ordine pubblico a Marcianise, alla quale ha preso parte anche il prefetto di Caserta, dott. Goffredo Sottile»[ix].
«Alla presenza del prefetto di Caserta, Goffredo Sottile, il Consiglio comunale di Marcianise, per l'occasione quasi al completo, ha affrontato il tema dell'ordine pubblico in città, alla luce degli ultimi gravi fatti di sangue, ma anche dell'ordinanza dello stesso prefetto che ha imposto la chiusura anticipata dei bar e dei ritrovi cittadini. "Sono venuto a Marcianise -ha detto Sottile, intervenendo a conclusione dell'ampio dibattito- per chiarire e costruire. Marcianise è città nobile, antica ed operosa e nessuna intenzione di criminalizzarla può essere intravista nel mio provvedimento che è uno strumento tecnico per rendere più agevole il lavoro degli operatori di polizia. L'attenzione delle istituzioni su Marcianise è costante e in questo momento al massimo. Marcianise non è città intrisa di camorra nel suo tessuto profondo. E' una città sana dove la camorra non ha ancora toccato la sua anima. C'è dunque la concreta possibilità che questo male possa essere estirpato alla radice. Perciò è necessario che la stragrande parte sana della città, non solo isoli i camorristi, ma collabori attivamente con le forze dell'ordine. E sotto questo piano devo dire che purtroppo ben poche sono le denunce. In tutto il 1997 non c'è stata nessuna denuncia per reati di usura e appena tre denunce per estorsioni, tra l'altro tutte e tre andate a buon fine con l'arresto dei malviventi. Ma sono qui anche per costruire, perciò intendo proporre a Marcianise un protocollo d'intesoa come già ho fatto per Caserta sul tema della sicurezza, capace di cinvolgere tutte le forze attive, e sono tante, presenti in loco, per un'azione di prevenzione e di formazione destinata soprattutto alle giovani generazioni". La sintesi operata dal prefetto, accolto con molta cordialità nell'aula consiliare dal sindaco Gianfranco Foglia e dal presidente del consiglio comunale, Antimo Ferraro, come si è detto, ha concluso il dibattito, che ha visto l'intervento di numerosi consiglieri comunali di tutte le parti politiche. Pochi gli accenti polemici, molte invece le riflessioni in merito al da farsi. Gianfranco Foglia, aprendo i lavori, si è soffermato sulle iniziative assunte dall'Amministrazione sul problema della criminalità a Marcianise, e ha dato conto ai consiglieri dei risultati dell'incontro romano con il sottosegretario all'Interno, on. Giannicola Sinisi, che si è impegnato in ordine all'inserimento di Marcianise nel piano nazionale elaborato dal governo per la sicurezza alle attività produttive nel Mezzogiorno, ma ha anche preannunciato la sua intenzione di conferire direttamente con il Ministro del Lavoro, Treu, per iniziative concrete nell'ambito delle attività economiche. Ampio come si è detto il dibattito. Tra le proposte nuove che sono state avanzate dai vari consiglieri intervenuti (Giuseppe Giuliano, Antonio Trombetta, Tommaso Zarrillo, Nicola Scognamiglio, Gaetano Moretta, Gabriele Amodio, Dario Abbate), merita di essere segnalata quella avanzata dall'Ulivo (e sostanzialmente accolta dallo stesso prefetto) per bocca di Filippo Fecondo, relativa alla costituzione di un osservatorio permanente sulla camorra. "Occorre che Marcianise -ha detto Fecondo- si doti di questo indispensabile strumento operativo e di studio costituto da espressioni della Marcianise politica, ma anche da esponenti della società civile, per mantenere desta l'attenzione, ma anche per contribuire ad un'analisi del fenomeno, supportata da contributi provenienti da studiosi ed esperti, capace di rendere coerente ed efficace l'azione della stessa amministrazione comunale". Sul finire della seduta il sindaco ha comunicato al consiglio il contenuto di una delibera assunta dalla giunta con la quale si chiede di destinare al potenziamento del corpo dei vigili urbani, attualmente ridotto ad una forza di appena diciannove agenti, un congruo numero di militari di leva. La seduta infine si è sciolta con l'impegno per i capigruppo di riunirsi al fine di stilare un documento conclusivo che verrà successivamente reso noto»[x].
Anche la chiesa si mostrò in prima fila:
«La Chiesa marcianisana si sta interrogando anch'essa, insieme alle istituzioni civili, sulla difficile realtà locale costituita dai gravi fatti di sangue di stampo camorristico che hanno recentemente insanguinato Marcianise, mettendo la città al centro dell'attenzione nazionale. E lo ha fatto chiamando a raccolta le sue forze in un incontro che ha avuto luogo presso l'istituto della Suore Vocazioniste di via M. Gaglione a Marcianise. Tema dell'incontro è stato "Il contributo della Chiesa nella promozione di una cultura della solidarietà e della legalità per il vivere civile". Ad introdurre la discussione e ad illustrare il denso programma di iniziative già elaborato, sono stati don Tommaso Acconcia, vicario foraneo per la zona di Marcianise, ricadente nell'ambito della giurisdizione della diocesi di Caserta, e don Salvatore Foglia, vicario, invece, della parte capuana. Come si sa, da tempo immemorabile Marcianise è suddivisa nella giurisdizione delle due diocesi di Capua e di Caserta e questa ripartizione è stata a volte causa della impossibilità di dare coerenza ad un'azione pastorale unitaria. Ma evidentemente l'emergenza attuale ha avuto ragione anche di antiche gelosie, ed in verità da tempo i pastori delle due diocesi, mons. Raffaele Nogaro per Caserta, e mons. Bruno Schettino per Capua, hanno coordinato iniziative comuni sul tema della legalità e della prevenzione di atteggiamenti devianti. All'incontro, in una sala affollatissima, hanno partecipato tutti i parroci di Marcianise, ma anche di Capodrise e di Recale, cittadine prossime a Marcianise, che vivono gli stessi problemi, insieme a religiosi e religiose delle varie comunità presenti in tutto il territorio. Nutrita anche la partecipazione di laici aderenti ad associazioni religiose. Dopo una introduzione di don Tommaso Acconcia, don Salvatore Foglia ha illustrato il programma delle iniziative messe in cantiere, la prima delle quali impegnerà tutti i sacerdoti che durante le celebrazioni eucaristiche di domenica 25 gennaio occuperanno le omelie a trattare il problema della criminalità. A seguire per martedì 27 gennaio è prevista una mobilitazione all'interno delle scuole, mentre per venerdì, 30 gennaio verrà svolto un convegno che vedrà la partecipazione dei due vescovi, ma anche dei sindaci di Marcianise, Capodrise, Recale, rispettivamente Gianfranco Foglia, Anthony Acconcia e Ovidio Gadola, che già parteciparono, come si ricorderà, alla manifestazione anticamorra del 27 dicembre dello scorso anno. Sarà questa del convegno la sede per rilanciare in termini più incisivi una azione pastorale coordinata ed efficace, affinché la chiesa recuperi una sua presenza sul territorio. "E' tempo -ha detto don Salvatore Foglia- che la Chiesa riscopra il senso missionario della sua vocazione: una chiesa che si chiuda solo nei suoi luoghi di culto, senza essere nel mondo, non ha senso"»[xi].
E Ottaviano Del Turco, presidente della commissione parlamentare antimafia, decideva di visitare Marcianise:
«C'è attesa in città per l'arrivo a Marcianise dell'on. Ottaviano Del Turco, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che visiterà la città impropriamente definita del "coprifuoco" nella mattinata di domani giovedì. Due gli incontri previsti, il primo con i responsabili cittadini, a partire dal sindaco Foglia e dall'intera Giunta; il secondo con gli studenti delle scuole superiori di Marcianise riuniti nel cavedio del Liceo Scientifico "F. Quercia". Alle 9,30 il presidente Del Turco sarà accolto nell'aula consiliare del Comune dal sindaco, dall'intero esecutivo e dai consiglieri comunali: non vi sarà una seduta del consiglio comunale, come si era detto in un primo momento, ma solo un saluto e verrà esposto dal sindaco Gianfranco Foglia il documento unitario assunto dalla civica assemblea cittadina all'indomani degli ultimi episodi sanguinosi di camorra, nel corso del consiglio comunale al quale ha preso parte anche il prefetto di Caserta, Goffredo Sottile. In particolare sarà rivolta al presidente della Commissione, che giungerà a Marcianise accompagnato dall'on. Lorenzo Diana, segretario della stessa Commissione e dal senatore Carmine De Santis, l'appello da parte degli amministratori locali per quanto attiene alle richieste di un potenziamento delle forze dell'ordine, soprattutto sotto l'aspetto investigativo e di una attenzione maggiore da parte del governo alle problematiche do sviluppo che riguardano l'intero comprensorio. "Sono le due emergenze intorno alle quali l'amministrazione comunale è attualmente impegnata -dice il sindaco Gianfranco Foglia- e si tratta di emergenze per le quale le sole forze dell'amministrazione locale sarebbero del tutto insufficiente se queste non vengono supportate da interventi di ambito regionale e nazionale. Per quanto riguarda il lavoro, chiederemo all'on. Del Turco di sostenere gli sforzi per un rilancio degli investimenti, a partire in primo luogo dall'accelerazione delle pratiche relative all'Interporto, ma anche esporremo la necessità di un suo intervento per quanto riguarda l'inserimento di Marcianise nell'ambito del progetto governativo predisposto per assicurare lo sviluppo nella sicurezza, sulla base dell'accordo intervenuto con il sottosegretario Giannicola Sinisi". Alle 10,30 è fissato l'incontro presso il locale Liceo Scientifico, dove confluiranno anche rappresentanze degli studenti del Liceo pedagogico "G. B. Novelli", dell'Itis "Galileo Ferraris" e dell'Itcg "Padre Salvatore Lener". Qui l'on. Del Turco sarà accolto dal preside del Liceo, prof. Michele Costanzo, ma anche dai presidi degli altri istituti superiori marcianisani (i proff. Pasquale Tartaro per l'Itcg, Pietro Mastroianni, per il Liceo pedagogico e Italo Raimondo per l'Itis), oltre che dal presidente del distretto scolastico, prof. Giovan Battista Salzillo. Molto informale dovrebbe essere l'incontro con il mondo della scuola e con i giovani: Del Turco ha voluto incontrare i giovani studenti di Marcianise, anche per dare un segnale chiaro in merito alla necessità di un riscatto dell'intera comunità locale che non può prescindere dalla scuola, la principale agenzia educativa cui si assegna una particolare funzione sotto il profilo della prevenzione e per un radicamento della cultura della legalità. Intanto è saltato l'incontro che il sindaco Gianfranco Foglia aveva preannunciato per ieri nel quartiere di San Giuliano, dove peraltro il sindaco ed esponenti della giunta sono già stati nel corso della manifestazione religiosa di domenica scorsa, organizzata dal parroco don Carlo de Laurentis»[xii].
Alla scadenza dei venti giorni previsti nel provvedimento, il prefetto Goffredo Sottile decise di ritirare il contestato provvedimento:
«Commenti tutti positivi a Marcianise in merito alla decisione del prefetto Goffredo Sottile di revocare l'ordinanza che imponeva la chiusura anticipata alle ore 22 dei bar e dei circoli cittadini. "E' quanto abbiamo chiesto più volte al prefetto -ha dichiarato il sindaco di Marcianise, Gianfranco Foglia- anche in momenti pubblici come nel corso del Consiglio comunale al quale intervenne anche il rappresentante del governo in Provincia. Ma è anche il segno di un evidente allentamento nella situazione generale di emergenza insorta all'indomani degli ultimi omicidi. La revoca del provvedimento costituisce dunque il primo passo per un ritorno alla normalità. Era ora che i riflettori dell'attenzione nazionale si allentassero. E' adesso il tempo di lavorare nel concreto delle iniziative di promozione della legalità e della solidarietà nelle quali il Comune è impegnato". Sulla stessa linea di compiacimento per la decisione del prefetto si muovono anche le dichiarazioni degli esercenti dei bar. Per Antonio Applauso, gestore del bar Vip nella centralissima via Santoro, "era ora che il prefetto si decidesse a revocare il provvedimento che non poco danno economico ha causato soprattutto ai bar e in particolare il sabato e la domenica. Se infatti per i cittadini comuni l'ordinanza prefettizia che ha imposto il cosiddetto coprifuoco è stato vissuta in maniera addirittura goliardica, per noi esercenti si è tradotta in evidenti ridotti incassi, senza peraltro risultare efficace, visto che non c'era affatto garanzia che chiudendo un po' prima non si potessero comunque verificare fatti criminosi all'interno dei locali. Finalmente l'ordinanza viene revocata e ciò non può che fare piacere". Per i circoli cittadini abbiamo ascoltato l'opinione di Antonio Sparaco, del consiglio direttivo del Circolo Universitari che ha la sua sede nella centralissima piazza Umberto I. Per Sparaco "la decisione di revocare il provvedimento di chiusura anticipata dei ritrovi non può che far piacere, perché significa che sono cadute le condizioni di pericolo e di rischio pubblico che l'avevano dettata. Per i circoli in verità l'ordinanza non ha causato disagi particolari, visto che già si chiudeva alle dieci di sera, tranne che nei giorni di sabato e di domenica. In ogni caso la revoca del cosiddetto coprifuoco non può che fare bene all'immagine di Marcianise che anche attraverso questa decisione riprende la vita ordinaria. Vuol dire che l'emergenza sta finendo"»[xiii].
In realtà l’emergenza non era affatto finita e a distanza di qualche mese da questi fatti una nuova strage di camorra, la cosiddetta strage di via San Martino (tre morti ammazzati, nella stessa strada, via San Martino, dove già nel novembre 1986 ne erano caduti altri quattro) faceva ripiombare il 9 aprile del 1998 (giovedì santo), di nuovo Marcianise nella spirale della violenza, mentre il prefetto Goffredo Sottile rinnovava l’ordinanza del “coprifuoco”:
«Davvero venerdì santo di passione e di sangue per Marcianise, ritornata i tristi onori della cronaca per la nuova strage di via San Martino. La processione storica del Calvario passerà stasera a pochi metri dal luogo dell'agguato camorristico e non mancherà l'occasione in una delle stazioni della Via Crucis itinerante che accompagna il corteo del Cristo deposto dalla croce per offrire motivi di riflessione. E' quanto sottolinea don Tommaso Acconcia, vicario foraneo di Marcianise per la diocesi di Caserta. "La processione del calvario rinnova i momenti della passione e morte di Cristo, offertosi per la redenzione di tutti gli uomini. E a Cristo bisogna fare appello per una nuova redenzione che riguarda questa nostra terra martoriata. La notizia di questo nuovo gravissimo fatto di sangue ha provocato un senso di ribellione nel vescovo Nogaro, nei sacerdoti e nelle comunità parrocchiali della forania. Non sono i criminali che promuovono la storia, ma coloro che sull'esempio del Cristo sanno compiere gesti di donazione della propria vita a favore degli altri. Il gesto omicida sarà per le comunità parrocchiali un ulteriore motivo per un impegno più corale ed incisivo nella formazione delle coscienze al senso del rispetto della vita e della legalità". E proprio la chiesa marcianisana, su sollecitazione dei due vescovi Schettino, per Capua, Nogaro per Caserta, è impegnata in prima linea a far argine alla barbarie. Solo lunedì scorso l'intera comunità ecclesiale di Marcianise si era data appuntamento nella chiesa della Madonna di Fatima per tirare le fila delle iniziative già poste in essere all'indomani delle due uccisioni verificatesi nei primi giorni di quest'anno. "La chiesa -ha detto in quella circostanza don Salvatore Foglia, vicario foraneo per la parte capuana delle parrocchie di Marcianise- deve ritrovare le ragioni del suo impegno nella società ricostruendo le sfilacciate trame di un tessuto sociale indubbiamente degradato". In quella circostanza, anche con il concorso degli operatori dei servizi sociali del comune, è stato elaborato un piano indirizzato ad individuare casi di devianza giovanile, coincidenti con fenomeni di evasione dell'obbligo scolastico. Ma l'impegno è arduo e i pastori impegnati nell'opera non se ne nascondono le difficoltà. "Si tratta di formare -dice sempre don Tommaso Acconcia- delle coscienze: e per quest'opera occorrono naturalmente tempi lunghi". In merito alla decisione del prefetto Sottile di ripristinare la chiusura anticipata dei pubblici esercizi, come già è stato fatto all'indomani dei due omicidi d’inizio anno verificatisi all'interno di due locali pubblici, se pure c'è qualche mugugno da parte di qualche operatore commerciale che sottolinea, senza che il suo nome venga rivelato, che questo stop anticipato proprio nel periodo delle festività pasquali si traduce in un indubbio danno economico, per il resto viene accolto dall'opinione pubblica come una necessità dolorosa, ma ineludibile. "Le ragioni di polizia che hanno dettato il rinnovo del vecchio provvedimento della chiusura anticipata dei bar e dei ritrovi cittadini -dice l'ex sindaco di Marcianise, Tommaso Zarrillo- sono del tutto comprensibili. E' inutile continuare a nasconderci dietro il paravento della difesa d'ufficio. Certo Marcianise non può essere assimilata tout court ad una città di camorra, più di quanto non lo siano anche altre città, ma certamente bisogna che del problema si prenda coscienza a tutti i livelli, a partire da quello comunale. Su questo piano si è assistito finora solo a pletoriche dichiarazioni di principio e all'invocazione dell'intervento da parte delle autorità centrali, ma è mancata del tutto una reale iniziativa da parte dell'ente comunale per un intervento deciso nell'ambito del gravissimo problema che affligge la comunità di Marcianise". Sulla stessa lunghezza d'onda anche le dichiarazioni di Gabriele Amodio, capogruppo dei popolari in consiglio comunale, per il quale, "Occorre in questo momento un forte spirito di solidarietà dell'intera classe dirigente marcianisana. Non è questo il tempo delle polemiche. Bisogna far sentire forte alle forze dell'ordine la vicinanza dell'intera comunità civile di Marcianise, nella sua rappresentanza istituzione, ma anche a livello di pubblica opinione. Occorre svegliarsi e capire che il problema è ormai giunto ad un punto di gravissimo allarme sociale. Ognuno deve fare la sua parte, certo pure il governo che deve dare corso per Marcianise al progetto di sicurezza destinato alle aree di sviluppo del Mezzogiorno su cui fu raggiunto l'accordo dopo le intese intercorse nel gennaio scorso al Ministero dell'Interno, ma il Comune certo non può stare a guardare mentre si contano i morti di questa guerra e l'immagine di Marcianise si degrada sempre di più”»[xiv].
E di nuovo si articolò la teoria di dichiarazioni e prese di posizione, per finire con il solito consiglio comunale dedicato al tema della violenza camorristica:
«Marcianise si ritrova all'indomani della nuova strage di via S. Martino (tre morti ammazzati nella stessa strada dove nel novembre dell'86 erano caduti altre quattro persone) come una città ferita e sgomenta. I commenti del giorno dopo spaziano dall’acquiescenza quasi naturale dopo il lungo ripetersi di episodi camorristici, al desiderio di isolare il male e far emergere la realtà di una città che non può essere assimilata nella sua interezza ad una comunità contaminata e criminale. "La guerra per bande che sta insanguinando Marcianise -dice il sindaco Foglia- nasce da una faida e da una spirale di vendette incrociate che riguardano una parte marginale di Marcianise. Il tessuto sociale e comunitario della città è sano e l'inquinamento camorristico non è diffuso". Un’analisi che ripete, grosso modo, il giudizio già espresso dal prefetto Goffredo Sottile nell'aula del Consiglio comunale di Marcianise nella seduta straordinaria alla quale prese parte il rappresentante del governo in provincia nel gennaio scorso. "Qui a Marcianise non c'è -disse Sottile in quella occasione- una infiltrazione camorristica che percorra l'intero corpo sociale. Il fenomeno è ancora contenibile perché sostanzialmente circoscritto". E che venga contenuto, se non è possibile debellarlo, è quello che si chiede in città, è quello che chiedono le istituzioni di governo di Marcianise. Una riunione di capigruppo convocata dal sindaco Foglia il giorno stesso della strage ha stabilito la convocazione di un consiglio comunale con all'ordine del giorno un unico argomento che è quello dell'emergenza criminale in città. In quella sede verrà anche presentato un documento, già in parte elaborato, nel quale si sottolineano vari punti, tra i quali emerge la necessità di interventi decisi da parte delle istituzioni per un recupero della legalità ed un rilancio delle grandi opere che o non decollano o non ancora sono state completate. Quella della disoccupazione è infatti ritenuta una concausa del fenomeno criminale. Alberto Marino, consigliere comunale di Rifondazione parla di un pacchetto d’iniziative che sollecita anche la Provincia e la Regione: "Bisogna far partire subito l'Interporto e avviare decisamente i lavori per la costruzione del nuovo ospedale. La Regione deve smetterla con i continui rinvii, ma anche il governo centrale deve mettere in essere gli interventi che sono stati promessi". Marino vuole riferirsi in particolare all'attivazione del programma sicurezza che il governo ha in animo di far partire per dare tranquillità alle più importanti zone industriali del Mezzogiorno. In quel piano, come ha confermato più volte il sottosegretario all'interno Sinisi, Marcianise è inserita. "Ma ormai la città -dice Marino- non può più attendere. Gli ultimi gravissimi fatti confermano, ove mai ve ne fosse stato bisogno, che la situazione criminale è causa di un grave allarme sociale". L'assessore alla pubblica istruzione del Comune, Antonio Tartaglione, ha intanto annunciato l'avvio di un progetto destinato ai minori a rischio di devianze elaborato dal comune nell'ambito della legge 216/91. Con un finanziamento di oltre trecento milioni sarà costituito un centro presso la sede dell'ex Macello comunale presso cui opereranno esperti attraverso interventi mirati nell'ambito della vasta area giovanile per la prevenzione del disagio, ma anche di veri e propri comportamenti devianti. Il centro opererà d'intesa anche con le scuole cittadine, a loro volte sollecitate ad attivare progetti educativi volti alla diffusione di una cultura della legalità»[xv].
«Una Pasqua diversa per i Marcianisani, quella appena passata: gli effetti della nuova strage di camorra che è costata la vita a tre persone nella via S. Martino, già teatro di una mattanza di camorra nel 1986, si avvertivano nei commenti della gente ed hanno trovato eco nelle omelie dei sacerdoti nel corso della messa di Pasqua. Dagli altari sono venuti inviti alla conversione, ma anche parole che sollecitano una reazione da parte della gente onesta. "La chiesa marcianisana -ha detto don Tommaso Acconcia- deve ancora una volta e con maggiore slancio rilanciare il suo impegno per la creazione di una nuova coscienza capace di riaffermare le ragioni della vita e della legalità. Su questo piano l'intera comunità ecclesiale marcianisana, nelle due componenti, capuana e casertana, è già impegnata in un paziente lavoro iniziato dopo gli ultimi due delitti dei primi di quest'anno. Quest'ultima ulteriore recrudescenza degli attentati camorristici non può non spingerci ad agire con maggiore impegno". Il rischio è proprio quello di una assuefazione. Lo ha sottolineato lo stesso sindaco di Marcianise, Gianfranco Foglia, che alle critiche di qualcuno che ha stigmatizzato la risposta tardiva del comune che solo il 20 aprile si riunirà in una seduta straordinaria per trattare dell'emergenza camorra, ha replicato: "Nessuna assuefazione: la coscienza di ogni marcianisano onesto si ribella a questi atti di una nuova barbarie, come giustamente sono stati definiti dal vescovo Nogaro. La riunione del consiglio comunale è stata convocata per il 20 per consentire una buona preparazione di quel consiglio e per giungere all'appuntamento con le idee chiare su quanto deve essere fatto. Di manifestazioni puramente esteriori e di ordini del giorno ne abbiamo già fatti tanti. E' tempo che all'attacco della delinquenza organizzata al vivere civile dell'intera collettività marcianisana si risponda con impegni precisi". Su questo piano del resto sono anche le opposizioni che hanno avallato la decisione del sindaco. Alberto Marino, di Rifondazione, crede che "ormai sia giunto il tempo di attivare una forte azione preventiva rivolta soprattutto alle giovani generazioni in alcuni quartieri a rischio di devianza. Ma anche il governo deve fare la sua parte e deve dar corso in via accelerata all'attuazione del progetto sicurezza". Si tratta, come è noto, di un vasto impegno del governo nell'ambito del più generale progetto di incentivazione economica del sud che riguarda i poli di sviluppo industriale, onde garantire la possibilità di nuovi investimenti. "Ma si tratta anche -dice Gabriele Amodio- di ricostruire l'immagine della città di Marcianise, fortemente degradata da questi episodi, che vengono spesso letti da osserva tori superficiali, come la testimonianza di una generale mentalità o di un costume deviante". "Gli episodi camorristici -dice ancora il sindaco Foglia- attengono ad una parte marginale del tessuto sociale marcianisano: ne costituiscono un aspetto estraneo, rispetto alla stragrande maggioranza dei cittadini. Marcianise è vittima non complice di questi tragici fatti"»[xvi].
«Un consiglio comunale atipico per un problema fuori della norma. La civica assemblea di Marcianise, riunitasi per discutere il tema dell'emergenza criminalità, fa finito per fare sue le illuminanti proposte operative venute da Amato Lamberti, presidente dell'Amministrazione provinciale di Napoli, che sedeva al tavolo della presidenza a fianco del sindaco Gianfranco Foglia. E proprio Foglia ha invitato alla seduta "aperta" dell'assemblea cittadina, il prof. Lamberti, per più anni direttore della rivista "Osservatorio della camorra", riconoscendo in lui "l'intellettuale prestato alla politica, lo studioso attento del fenomeno della camorra e del problema dello sviluppo nel quadro di una ordinaria legalità", sottolineando la necessità che Marcianise "acquisisca consigli e competenze attraverso uno scambio di opinioni con chi, come Lamberti, è da anni impegnato a vari livelli su questi problemi". Lamberti, che ha preso la parola all'inizio della seduta, subito dopo la relazione introduttiva del sindaco, ha invitato l'intero consiglio comunale a "non chiudersi dietro una difesa d'ufficio di Marcianise, né a vergognarsi per questi fenomeni che offendono una città dalla storia plurimillenaria: la camorra va combattuta, ma prima di essere combattuta nelle sue cause va studiata e capita come fenomeno complesso, in qualche modo figlia di questo territorio". Un invito severo, ma anche un compito chiaro indicato da un uomo che è in prima linea sul fronte napoletano a ricostituire il tessuto sfilacciato di realtà sociali che parlano di forte degrado e di emarginazione. A questo proposito Lamberti ha ricordato le iniziative poste in cantiere a Napoli e nella sua provincia, volte a ricostituire l'offerta sociale in particolari città della provincia e quartieri a rischio della stessa Napoli. "Allo stesso modo -ha detto Lamberti- vanno individuate a Marcianise le cause sociali dei comportamenti devianti che sono alla base della problematica criminale, affinché su queste cause il comune intervenga, attivando iniziative opportune che debbono coinvolgere in primo luogo la scuola e le altre agenzie pedagogiche e formative presenti sul territorio, ma anche creando strutture in quelle aree maggiormente a rischio, che costituiscano un segnale forte di una ripresa della legalità e delle ragioni del vivere civile". Sulla stessa linea anche il breve intervento di Iolanda Capriglione, assessore alla cultura del comune di Caserta, presente anch'ella alla seduta del consiglio comunale, che ha portato la solidarietà di Caserta in questa "battaglia comune per la quale occorre elaborare strategie che passano anche attraverso un coordinamento tra i vari enti territoriali della provincia". Il dibattito successivo ha visto l'intervento dei capigruppo di tutti i partiti politici, sia di maggioranza che di opposizione, presenti in consiglio, ma anche di semplici consiglieri. Alla fine il consiglio ha deciso di dare mandato ai capigruppo per la stesura di un documento comune che sintetizzi le numerose proposte operative venute fuori dal ricco dibattito che deve valere come progetto-guida delle iniziative che l'Amministrazione comunale intende mettere in campo allo scopo di contenere, se non di eliminare, le ragioni sociali alla base della criminalità»[xvii].
A conclusione dell’anno, che comunque, per quanto riguardava le uccisioni di stampo camorristico, non si era distaccato dal ritmo consueto, facevo queste riflessioni, in più articoli successivi:
«Sette morti ammazzati nell'anno che si conclude: lo stesso numero dell'anno scorso. A giudicare dai dati non c'è nulla di nuovo nell'ambito della situazione criminale, nonostante i provvedimenti eccezionali come il contestato coprifuoco adottato più o meno di questi tempi l'anno scorso, che ha avuto il solo effetto di aggravare l'immagine di una intera comunità, senza ottenere alcun risultato pratico. Il sindaco di Marcianise, Gianfranco Foglia, che quella decisione del prefetto Sottile aveva avallato, ha poi dichiarato che, tutto sommato, quel provvedimento ha innestato una reazione nell'opinione pubblica, che quanto meno ha preso coscienza del problema. Quella reazione, in verità, è solo nella mente del primo cittadino, come del resto hanno confermato le varie manifestazioni, come i ripetuti cortei, ai quali hanno partecipato quattro gatti. Mentre è sicuro che il clamore destato dal provvedimento, peraltro impropriamente chiamato "coprifuoco", è costato a Marcianise ben più di cento morti ammazzati. I clan che si scontrano tra di loro, benché soggetti all'azione repressiva delle forze dell'ordine, continuano a segnare di morti le strade di Marcianise. A cadere sotto i colpi ora dell'una ora dell'altra famiglia, a volte gente insospettabile, ragazzi o uomini di una certa età, a volte anche donne. Ad altri spetta l'elaborazione di strategie di contrasto: in sede giornalistica può essere utile offrire qualche riflessione, ma anche rimuovere alcuni luoghi comuni, la cui persistenza, nel giudizio anche di qualche politico, costituisce un elemento che dissuade da una corretta analisi del fenomeno che è preliminare per la creazione di una coscienza anticamorristica. Così, a partire dai giorni contrastati del "coprifuoco", si sente dire che la colpa di tutta la delinquenza che si è riversata nel contesto comunitario marcianisano è nella industrializzazione; che la delinquenza è figlia della ricchezza; che le abitudini criminali allignano dove c'è il terreno fertile dei facili arricchimenti. Sono affermazioni tutte vere e tutte false nello stesso tempo. Sono vere in quanto toccano una parte del problema, sono false se si ritiene che esse esauriscano l'intera complessità del fenomeno. Certamente in una società agricola, com’è stata Marcianise per lunghi secoli della sua storia, nella quale esisteva un forte freno dirigistico costituito da una classe dirigente che imponeva il peso della sua presenza manipolando le leve del potere economico, la delinquenza aveva poco campo d’azione. E' questo, appunto, il caso di Marcianise che per secoli è stato non il paese idillico che a volte sentiamo descrivere in qualche nostalgica ricostruzione. L'anima popolare della Marcianise agricola, certo, si esprimeva nei buoni sentimenti che sono caratteristici delle comunità rurali, ma, altrettanto sicuramente, essa avvertiva il peso di un blocco di potere che ha avvilito il senso civico e strangolato le sue energie comunitarie. Credo di aver ben espresso questo concetto, documentato attraverso mille atti, nella mia ricerca "Il potere della miseria", nella quale ho denunciato la cattiva gestione delle istituzioni di beneficenza locali, ponendo in luce l'esistenza di un blocco parentale-affaristico che ha avuto anche la funzione di esercitare un deciso controllo sociale. Per questo, e solo per questo, la delinquenza organizzata a Marcianise è nata tardi ed è nata nel momento in cui quel blocco si è infranto e si è stati incapaci di sostituirlo con l'elemento di freno costituito dalle pubbliche istituzioni, dalla forza della legge: una legge che andava rispettata per puro senso civico e morale. Così nel momento in cui avveniva la trasformazione sociale e culturale di un mutamento sostanziale della comunità che da centro agricolo diveniva sempre più un centro industriale e commerciale, la rapidità del fenomeno ha avuto un effetto travolgente, impedendo nei fatti che la crescita avvenisse in quadro di legalità, reso già precario da decenni di cattiva amministrazione. Quale senso civico e morale poteva mai essere presente nella coscienza del popolino di Marcianise che per secoli ha visto quella stessa legge infranta proprio da coloro che dovevano rispettarla? Quando da sempre i problemi della sopravvivenza quotidiana si risolvevano attraverso il clientelismo più becero, attraverso la politica dei sussidi o degli affitti agrari, assegnati mediante la scelta, del tutto discrezionale, di chi poteva, sempre arbitrariamente, affamare o far vivere un intero nucleo familiare, gestendo disinvoltamente l'immenso patrimonio della Congregazione di Carità. Il paternalismo, il clientelismo, l'affarismo, che la popolazione di Marcianise ha conosciuto (e non è stato un bene) ben prima che essi diventassero fenomeni comuni del secondo dopoguerra, hanno alimentato in certi ambienti una diffusa disaffezione nei confronti del legale, del giusto e del legittimo; hanno alimentato una estesa mentalità antisociale, che ha perpetuato l'egoismo individuale e la tendenza all'individualismo più sfrenato e conveniente. Alla ricerca del proprio "particulare" si è perduto il senso del bene comune e degli interessi collettivi, foss'anche di quelli di classe, sempre così difficili ad alimentarsi. Lo sanno bene i partiti che alla classe si sono richiamati e che non sono mai riusciti ad emergere dal loro guscio striminzito e se talvolta è successo che questi partiti sembravano trovare un ascolto maggiore ciò è stato dovuto alla forza di singoli uomini e non mai alla diffusione di una coscienza collettiva. Il rapporto con il "potente" che può risolvere il proprio problema è stato sempre prediletto anche negli ambienti di sinistra. E a qualche dirigente che non riusciva a capacitarsi del perché un certo elettorato di sinistra fosse a Marcianise schizofrenico e votasse magari Pci nelle elezioni politiche, per poi passare ad altri schieramenti nel caso di elezioni amministrative, sfuggiva l'abitudine inveterata di anni di clientelismo al quale lo stesso elettorato di sinistra faceva fatica a rinunciare. Perciò l'insidia delinquenziale, che è sempre presente in qualunque contesto comunitario, dunque a Marcianise ha trovato alimento in questo scarso senso della legalità, in questo modesto o inesistente spirito civico: e non bisogna scomodare gli ostrogoti, come qualche bizzarra teoria storica, ha sostenuto. I Marcianisani, semmai, sono divenuti ostrogoti e non per proprio desiderio vandalico, o perché esistesse nel loro sangue un corredo cromosonico originario ribellistico o violento. Del resto che l'analisi sia persuasiva si può documentare dal confronto in antitesi con una comunità prossima a Marcianise, la vicina Capodrise, che in pratica costituisce un'unica continuità urbanistica con Marcianise e che pure presenta aspetti così diversi e per certe caratteristiche addirittura alternativi alla palude marcianisana. Capodrise è il paese dove il senso civico è la norma, il luogo dove esiste una passione politica spiccata, dove l'aggregazione sociale avviene attraverso il dibattito delle idee, dove i servizi funzionano: si dirà che non c'è confronto. Dopo tutto Capodrise è un centro che per popolazione è meno di un quarto di Marcianise e dunque è facile attivare in una comunità ristretta meccanismi capaci di incidere facilmente sull'intera collettività. Ma questa osservazione, che pure nasconde una parte di verità, in realtà non serve a motivare la diversità. Non si vede perché, infatti, pur in una comunità ristretta, non si dovrebbero diffondere fenomeni di malcostume o di degrado sociale, che sono tipici di Marcianise, di cui Capodrise è stata esente e di cui si colgono attualmente timidi segnali che però derivano da altre direzioni, non esclusa quella imitativa. Il fatto è che una comunità si porta appresso il meglio e il peggio della sua storia e nel caso di Marcianise il peggio d’oggi è il figlio del peggio di ieri»[xviii].
«Nel quadro desolante delle mancate risposte da parte delle pubbliche istituzioni nei confronti della grave recrudescenza del fenomeno camorristico a Marcianise si misura la pochezza di una classe dirigente incapace di esprimere una progettualità convincente in ordine al futuro della città. Il sindaco Gianfranco Foglia va alla ricerca di farfalle e si barcamena dinanzi a problemi che sfuggono alla sua intelligenza: così, dopo aver approvato il famigerato provvedimento del coprifuoco un anno fa ed avanzato l'ennesima richiesta di un aumento della forza pubblica, non sapendo cos'altro chiedere, dopo essersi reso conto di non poter insistere su quella dell'assunzione privilegiata di Marcianisani nelle fabbriche del circondario, propone adesso l'organizzazione di un convegno con la presenza del sindaco di Capaci, della sorella del giudice Borsellino e di non so chi altro.
Come se un fenomeno così complesso si potesse esorcizzare con le parole di un dibattito, o magari con uno dei tanti cortei che pure sono stati fatti. Così mentre a Roma si discute Sagunto brucia e non v'è chi si veda disposto a buttare acqua sul fuoco di una disgregazione sociale che appare a tutti evidente tranne che ai nostri amministratori.
Se la risposta alle folli azioni criminali dei camorristi spetta alle forze dell'ordine, da chi ha in mano le sorti di questa sciagurata città si richiedono risposte di altra natura che vadano nel segno della prevenzione ed incidano nelle situazioni di disagio che costituiscono il brodo di coltura dell'insorgenza della criminalità.
Questo sì è il campo di azione delle pubbliche istituzioni.
E in questo ambito cosa è stato fatto e cosa si fa a Marcianise? Niente, squallidamente niente. Nessun progetto esiste che abbia appena l'aspetto di una qualche assennata proposta educativa: niente si fa per i giovani che sia realmente valido, niente si fa per promuovere iniziative di aggregazione sociale intorno ad interessi costruttivi.
Al comune si dorme: del resto basterebbe vedere quanto nel bilancio comunale è destinato alla cultura e alla scuola per rendersi conto di come il problema dell'educazione e della crescita civile sia in cima alle idee di coloro che hanno in mano il destino della comunità.
Per fortuna c'è chi lavora al di là delle luci della prima pagina e si sforza di fare il suo dovere: è il caso dell'on. Ferdinando De Franciscis, sottosegretario di Stato alle Finanze che ha reso noto la (quasi) sicura presenza a Marcianise di una caserma della Guardia di Finanza. Ecco finalmente una notizia positiva che viene a rompere il fronte del bla bla che invece pare invischiare in una pania di indifferenza ogni seria azione politica effettuata nel senso della costruzione di un discorso di una qualche importanza in materia di educazione alla legalità.
E' vero che iniziative in questo ambito sono difficili e presuppongono impegni a diversi livelli: ma è anche vero che nulla finora si è fatto per promuoverle. In questo settore la forza propulsiva dell'ente comunale non può essere disconosciuta e certo sarebbe di grande importanza se solo ci si rendesse conto che occorre a Marcianise un grande rilancio delle tematiche legate alla vivibilità.
Il che significa partire dal basso, dall'individuazione delle zone di rischio e dei soggetti che più degli altri si trovano in condizioni di disagio. In questo lavoro vanno coinvolti gli operatori che agiscono sul territorio a vario livello, dalle associazioni istituzionali (consultorio familiare, scuola), a quelle di volontariato, alle organizzazioni ecclesiastiche.
Senza dimenticare l'azione che direttamente il comune è chiamato a svolgere nell'ambito della cultura e della promozione di una reale crescita civile. Il che significa elaborare una valida politica culturale che è attualmente del tutto assente: le due istituzioni culturali che pure il Comune ha nella sua gestione, la biblioteca e il Palazzo del Monte, languono nell'abbandono più assoluto, mentre ogni tanto, si assiste a qualche goliardata che viene spacciata come iniziativa culturale.
E sono anni che Pietro Zinzi chiede una sede per la Pro Loco e di essere messo in condizione di poter lavorare per offrire iniziative aggreganti a livello giovanile. Per non parlare delle associazioni di volontariato che operano, quasi tutte, in maniera disarticolata e senza ricevere reali sostegni dall'ente pubblico, del tutto dimentico delle sue responsabilità.
Ecco perché una difesa di ufficio della città nel confronti del fenomeno camorristico non appare più credibile e volere restringere il problema nell'ambito di realtà marginali o di sacche residuali significa solo fare un discorso di comodo che tende ad eludere le proprie macroscopiche responsabilità»[xix].
“Approssimazioni, luoghi comuni, vere e proprie inesattezze: l'immagine di Marcianise che emerge anche in certe ricostruzioni giornalistiche apparse in questi giorni all'indomani della nuova ripresa della guerra di camorra che ha contrassegnato questo inizio del nuovo anno rischiano di fare ancora più danno delle semplificazioni eccessive di certe risposte sommarie intervenute nell'immediatezza degli eventi sanguinosi.
Così il quadro dei commenti passa da una generica definizione di Marcianise come terra di camorra e di illegalità, a quella di una città con energie positive che però non riescono a far fronte alla marea montante del crimine organizzato.
Semplificazioni generiche che danno la riprova di come la città sia sostanzialmente impreparata a giudicare il grave fenomeno e di come si sia in ritardo rispetto alle emergenze macroscopiche che condizionano (e potrebbero strozzare) lo sviluppo futuro di Marcianise.
Così si giustificano le risposte sbagliate da parte delle pubbliche istituzioni che ricorrono all'organizzazione di un convegno (peraltro preparato all'ultimo momento e con non poche gaffes organizzative) al quale partecipano parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali, segretari di partiti e politici di varia natura alla presenza di quattro gatti: e per dire cosa? Che occorrono nuove forze di polizia, che occorre rilanciare il tema dell'occupazione, che bisogna assumere atteggiamenti responsabili e bla, bla, bla. Non senza ragione l'unico intervento di qualche peso è venuto dall'appello angosciato di don Salvatore Foglia che non ha usato eufemismi per denunciare i tanti ritardi delle pubbliche istituzioni.
Così la città, che vede ripetersi il rito di risposte inadeguate e di pura immagine, diserta giustamente i convegni, si disimpegna e si defila.
Vogliamo darle torto? Vogliamo desumere da ciò il giudizio che la popolazione è insensibile al problema criminale? Vogliamo derivare da ciò ancora una volta la conclusione sommaria che a Marcianise la comunità civile è assente?
Sarebbero risposte ugualmente imprecise.
La città è stanca non solo degli ammazzamenti periodici (si calcola che a partire dalla metà degli anni settanta, gli omicidi non siano stati inferiori al centinaio), ma è stanca delle risposte inadeguate al problema e che devono venire in primo luogo da chi istituzionalmente ha il dovere di intervenire in sede repressiva.
Quando i delitti si succedono in una teoria avvilente e degradante e non si riesce a catturare ed assicurare alla giustizia uno, dico uno solo, dei responsabili, come volete che si possa nutrire fiducia e speranza?
Quando di fronte ad un degrado sempre più massiccio del vivere civile chi ha il dovere istituzionale di elaborare strategie significative si defila e dinanzi a segnali avvilenti, addirittura eclatanti, si rimuove il problema, demandandolo ad altri, come volete che si nutra speranza?
Quando nelle scuole si diffondono episodi gravi di teppismo, si individuano atteggiamenti ribellistici o addirittura camorristici da parte di singoli alunni o di gruppi di alunni, mentre si creano fenomeni imitativi estremamente pericolosi, e tutto questo viene fatto passare sotto silenzio, come volete che si possa nutrire speranza?
Quando si vedono opere pubbliche abbandonate a loro stesse nel degrado più assoluto, interi quartieri dove mancano o sono estremamente carenti servizi essenziali, e chi ha il dovere di occuparsene se ne infischia, come volete che si nutri speranza?
C'è un quartiere di Marcianise, la 167, che comprende circa seimila persone, la maggior parte delle quali proveniente dagli antichi quartieri storici cittadini, ammassati nelle case popolari con una tipologia sociale e culturale fortemente emarginata ed emarginante: un ghetto culturalmente deprivato e socialmente omogeneo in senso negativo, che riproduce solo il peggio, senza piazze attrezzate, senza luoghi di socializzazione, senza esercizi commerciali, con un centro polifunzionale ridotto ad ospizio di sventurati e di senza casa, dove vige la legge dell'egoismo più spietato, dove ognuno fa quello che vuole, tanto che gli spazi collettivi sono stati abusivamente utilizzati come garages, pollai e altro: una zona franca che vive nell'abbandono assoluto, come volete che sorga in questi ambienti uno spirito civico, se chi dovrebbe tutelare la legalità e la legge si esime dal suo compito, mentre si demanda ad altri quello che invece spetta a se stessi?
E così sulla trincea della difesa della legalità restano gli altri, così i problemi locali li devono risolvere gli organi regionali e nazionali, così si manda allo sbando una classe docente che deve verificare all'interno delle scuole cittadine, soprattutto a livello di scuole medie, i difficili problemi di integrazione nel consorzio sociale di chi viene educato nella famiglia allo scarso rispetto del pubblico e delle norme della vita sociale.
Vi sono scuole a Marcianise dove presidi e professori devono quotidianamente scontrasi con casi sempre più frequenti di alunni difficili, vi sono intere classi a rischio, vi sono ghetti di emarginazione e di degrado che nessuno si sogna di rimuovere o almeno di contenere: per salvare la faccia si fanno naturalmente progetti e non c'è scuola che non abbia attivato appunto una strategia progettuale contro la dispersione o contro la diffusione di una mentalità camorristica. Ma come vengono sviluppati questi progetti? Quanti di questi vengono messi su al solo scopo di distribuire a quelli che vi partecipano i compensi del fondo incentivante e di alimentare l'ignobile mercato di esperti o presunti tali che si limitano a fare qualche conferenza o qualche convegno che lascia sempre le cose come stanno?
Sono questi alcuni dei veri, reali problemi di questa città sventurata che si trova ad avere però una classe dirigente inadeguata all'importantissimo ruolo istituzionale che dovrebbe svolgere e che manca di progettualità, di impegno; che rincorre costantemente i problemi dell'emergenza e che non sa mettere mano nel labirinto delle risposte davvero significative, che opera alla carlona, senza efficienza e senza fantasia, con il risultato di deludere tutti. Vedremo..., faremo...: senza riuscire davvero né a vedere, né a fare.
L'ultimo caso che balzato agli onori delle cronache è quello che riguarda la delicatissima questione dei disoccupati organizzati che chiedono, giustamente, il rispetto degli accordi di programma in materia di assunzioni nelle grandi opere pubbliche, quali la costruzione del nuovo ospedale e dell'interporto.
Una classe politica, almeno attenta alle esigenze di questi lavoratori, avrebbe agito con ben altro modus operandi. Invece dinanzi alle richieste di un comitato, che si muove al di fuori di ogni logica sindacale, anzi che è nato in contrasto con le organizzazioni sindacali, il comune ha avallato richieste chiaramente inammissibili (ad esempio il comitato chiedeva addirittura l'esonero per gli appartenenti alla lista dei disoccupati organizzati dal pagamento di tasse e servizi), solleticando interessi anche di natura fortemente partigiana.
Con quale criterio, ad esempio, si può accogliere una richiesta di privilegio nell'avviamento al lavoro degli iscritti in queste liste, che scavalchi i lavoratori, stavolta non organizzati, che sono presenti nelle graduatorie del collocamento?
Ebbene ciò nonostante la classe politica locale ha accettato tali condizioni, si dichiarata disponibile, ha addirittura nominato una commissione comunale, con il risultato di deludere le attese e di rendere ancora più virulenta la reazione dei disoccupati che è sfociata addirittura nell'occupazione dell'aula consiliare, mentre sono annunciati ancora più forti scontri sociali.
Intanto ci si bea di qualche novità positiva che però cade sulla testa degli amministratori locali, come quella che riguarda la realizzazione nell'area industriale di Marcianise del Cinemax, la nuova megastruttura dedicata al cinema per la quale i meriti dell'attuale classe dirigente sono del tutto assenti, trattandosi di una iniziativa del tutto privata per la quale il comune non ha svolto alcuna azione per favorirla.
Ma tant'è! Dove invece il comune potrebbe e dovrebbe, non fa. Perché ad esempio non ci si muove per rimuovere i macigni che ancora frenano l'inizio dei lavori del nuovo ospedale? Qui i lavori sempre imminenti sono ancora un miraggio. Perché il comune non si muove per far decollare i lavori dell'Interporto? Perché il comune non si muove per scongiurare l'installazione nell'area dello stesso Interporto dei depositi di carburante? Perché il comune non si muove per far riprendere i lavori di completamento del velodromo? Perché perché, perché. Sono tanti e non vorrei ulteriormente annoiare il lettore che avuto la pazienza di seguirmi.
Il fatto è che la rinascita di Marcianise non può non passare che attraverso un deciso ricambio della classe dirigente che ahimé la rappresenta: e tutto ciò impone anche un deciso impegno da parte degli intellettuali che pure in questa città agiscono e lavorano e che ormai da tempo hanno divorziato da una cultura che sia spendibile sul piano dell'impegno e della concreta operatività.
Questa cultura locale appare avvilita nel suo compito e lavora più per se stessa, intenta com'è a coltivare l'orticello dei suoi studi che a mettere a frutto le proprie ricerche per un'opera di educazione civica e morale, che è l'unica premessa ad una reale ripresa in termini di civiltà” [xx].
[i] S. Delli Paoli, Il sindaco: la camorra, è attratta dallo sviluppo, “Il Mattino”, 1.10.1997, p. 25. [ii] S. Delli Paoli, Fronte unito anticamorra, “Il Mattino”, 15.11.1997, p. 26. [iii] S. Delli Paoli, Marcianise: “No alla camorra”, “Il Mattino”, 19.12.1997, p. 24. [iv] S. Delli Paoli, Ulivo contro il comune: c’è troppo dilettantismo, “Il Mattino”, 21.12.1997, p. 24. [v] S Delli Paoli, Tutti in marcia per la legalità, “Il Mattino”, 28.12.1997, p. 24. [vi] S. Delli Paoli, Rabbia e delusione: è il colpo di grazia per il nostro lavoro, “Il Mattino”, 8.1.1998, p. 19 Id., “La chiesa ora faccia la sua parte”, “Il Mattino”, 8.1.1998, p. 19. [vii] S. Delli Paoli, La pro loco: ci sentiamo offesi. Letizia: creare sviluppo, “Il Mattino”, 9.1.1998, p. 22. [viii] S. Delli Paoli, Bisogna vitalizzare il tessuto produttivo per avere lavoro, “Il Mattino”, 12.1.1998, p. 13. [ix] S. Delli Paoli, Sos Marcianise: 15 minuti in diretta tv, “Il Mattino”, 15.1.1998, p. 21. [x] S. Delli Paoli, Sottile: isolate racket e usurai, “Il Mattino”, 16.1.1998, p. 23. [xi] S. Delli Paoli, Dall’altare contro racket e camorra, “Il Mattino”, 19.1.1998, p. 12. [xii] S. Delli Paoli, Aspettando Del Turco: sindaco e scuola si mobilitano, “Il Mattino”, 21.1.1998. [xiii] S. Delli Paoli, Stop al “coprifuoco”, “Il Mattino”, 25.1.1998, p. 24. [xiv] S. Delli Paoli, La via crucis nei santuari della paura, “Il Mattino”, 10.4.1998, p. 22. [xv] S. Delli Paoli, Strapperemo i ragazzi alla camorra, “Il Mattino”, 11.4.1998, p. 22. [xvi] S. Delli Paoli, “Riaffermate le ragioni della legalità”, “Il Mattino”, 14.4.1998, p. 22. [xvii] S. Delli Paoli, Decalogo contro la criminalità, “Il Mattino”, 24.4.1998, p. 24. [xviii] S. Delli Paoli, Il peggio di oggi è figlio del peggio di ieri, “Il Giornale di Caserta”, Settimanale diretto da Carlo Desgro, Anno XIV, n. 50, 26.12.1998, p. 12. [xix] S. Delli Paoli, Sarà costruita a Marcianise una caserma della Guardia di Finanza, “Il Giornale di Caserta, settimanale diretto da Carlo Desgro, anno XV, n. 2, 9.1.1999, p. 12. [xx] S. Delli Paoli, Ma non è solo terra di camorra, “Il Giornale di Caserta”, Settimanale diretto da Carlo Desgro, anno XV, n. 3, 16.1.1999, p. 12.
Da Salvatore Delli Paoli, Nove Capitoli sulla Storia di Marcianise. Dalle origini al 2000 e oltre, Fonti e studi per la storia di Marcianise e di Terra di Lavoro, Marcianise 2008, pp. 256-296
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