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MARCIANISE PER ANGELO MUSONE




Ricorre ad agosto 2024 il quarantesimo anniversario dell'ingiusta sconfitta subita da Angelo Musone, pugile peso massimo marcianisano partecipante all'Olimpiade di Los Angeles del 1984, al termine dell'incontro che l'aveva opposto a Richard Tillman, pugile americano e addirittura di Los Angeles, verso cui si indirizzarono i voti di una giuria partigiana e faziosa.. A questa ricorrenza ha dedicato un ottimo podcast Alessandro Tartaglione, molto dettagliato e informato, tranne per una piccola menda, ovvero la mancata citazione di un opuscolo da me curato e promosso dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Pietro Squeglia. L'opuscolo venne distribuito in migliaia di copie il 15 settembre 1984 ed ebbe un gradissimo successo. Lo si può leggere in versione scannerizzata dopo il seguente articolo a mia firma pubblicato nelle prime pagine dell'opuscolo medesimo.

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UN EROE DEL NOSTRO TEMPO

Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore quei drammatici momenti: Musone ha appena concluso l'incontro con Tillman e si abbandona felice nelle braccia di Falcinelli. Felice che l'incontro sia finito, felice soprattutto perché ha vinto. L'aveva letta quella verità Musone nello sguardo spento di Tillman ormai in sua balia negli ultimi momenti di quella indimenticabile terza ripresa, lo aveva capito dai complimenti di Falcinelli, dall'applauso convinto di quella arena piena di americani che gli battevano le mani, nonostante che Tillman fosse americano e per di più di Los Angeles.

Poi in pochi attimi l'ingiustizia: qualche parola viene mormorata a bordo ring. Musone ne è al centro con l'arbitro alla sua destra e con gli occhi intenti a guardare il viso deluso di Falcinelli che già sa. Musone è incredulo, preoccupato, ansioso. L'arbitro non alza il suo guantone e dichiara vincitore il vinto Tillman, che sportivamente gli chiede scusa.

Ma nel cuore di Angelo Musone c'é la rabbia in quel momento e nemmeno lo vede con i suoi occhi pieni di pianto. La bella avventura è finita, i giochi per lui si sono conclusi, la medaglia d'oro la vedrà appesa al collo di Tillman, lo spilungone che picchia forte, il pugile di casa.

La delusione amara e cocente di Musone è la delusione di tutti gli sportivi onesti ed è la delusione di Marcianise che lo ha seguito a distanza, di una città che nel giro di pochi giorni rimbalza agli onori della cronaca mondiale.

Marcianise non è solo il paese di Geraldine Ferraro, ma è il paese di Angelo Musone, il protagonista delle Olimpiadi di Los Angeles, la sfortunata vittima di un meccanismo perverso e fazioso. E' il modesto Davide che ha lottato contro Golia, rappresentato da Tillman e dalla giuria, che pur battuto ha vinto con la modesta della volontà, con li coraggio di chi si porta appresso un'ansia di riuscire, una rabbia di essere primo, un desiderio di affermazione che è frutto di sacrifici continui, di un'abitudine antica alla sofferenza.

Perciò Musone è un eroe, nel senso alfieriano del termine, il vinto protagonista, l'eroe buono soccombente all'ingiustizia, eppure vincitore sul piano morale.

In questa senso ha ragione Salvalaggio quando dice che Musone ha conquistato non una ma due medaglie, quella olimpica e quella dalle fama, perché l'ingiustizia va consumata nel silenzio, quando è pubblica, come è stata quella di Musone, perpetrata dinanzi a due miliardi di spettatori, non può che ritorcersi contro chi l'ha ordita e tramata per sciocco servilismo.

Sicché paradossalmente è proprio l'ingiustizia subita che contribuisce a rendere ancora più significativa l'avventura di Musone, consegnato così agli onori di una cronaca non effimera.

Grazie allora a Angelo Musone, grazie anche per ciò che non è riuscito a fare, grazie perché per una volta non ha fatto parlare di Marcianise per i suoi guai, per i suoi mille problemi, per le sue tragiche miserie, grazie perché ha saputo proporre ai giovani, anche ai meno fortunati, una strada per riuscire, per essere protagonisti dinanzi ad una platea mondiale, grazie per aver dato la prova che si può costruire qualcosa di importante con la dura legge del sacrificio, grazie per aver dimostrato coraggio, quel coraggio che è figlio della tenacia tipica della gente del sud.

Salvatore Delli Paoli







































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