di Salvatore Delli Paoli
A dieci anni dalla morte, avvenuta il 26 agosto 2014, il ricordo di mons. don Gaetano Rossano, ininterrottamente parroco del duomo di Marcianise dal 10 luglio 1950 all’ottobre 2005, anno in cui, dopo le sue dimissioni, l’arcivescovo di Capua, Bruno Schettino, decise di sostituirlo con don Paolo dello Stritto, rimane tuttora vivo e non solo per la lunga durata del suo magistero praticato ininterrottamente per ben 55 anni, ma anche per il legame strettissimo con la sua comunità, alla quale si era votato direi in maniera indissolubile, pronto a servirla fino alla morte. Non è riuscito nel suo intento, anche se la sua morte giunse a pochi anni dalla sua sostituzione, appena 9 anni dopo, vissuti prevalentemente nell’impossibile distacco da quello che era stato il suo mondo per tutta la vita. Né a rendergli meno traumatico l’allontanamento è stato il comportamento dei suoi superiori che hanno agito con la cruda spietatezza degli atteggiamenti burocratici e la freddezza delle decisioni assunte pressoché a sua insaputa.
Anzi c’è stata da parte dei responsabili della chiesa capuana quasi una sorta di volontà di “damnatio memoriae”, che se può essere comprensibile in chi ha preso il suo posto, diventa ingiustificabile nei presuli che dovrebbero capire e toccare con mano i sentimenti del popolo di Dio a loro consegnati. Intendo alludere al vescovo Salvatore Visco che di fronte alla marea delle richieste che gli venivano dai parrocchiani del duomo rivolte a far sì che il sagrato della chiesa fosse dedicato alla memoria del primicerio parroco don Gaetano Rossano ne promise pubblicamente la realizzazione, quasi dandola per cosa fatta, e posso dirlo perché sono stato testimone diretto di queste promesse, per rimangiarsi ben presto l’iniziativa coprendo le sue parole con il silenzio pavido di chi non sa o non vuole parlare.
Per fortuna oggi alla guida della diocesi di Capua c’è un nuovo arcivescovo, mons. Pietro Lagnese, che ha unito nella sua persona le due diocesi di Capua e di Caserta che ha ben conosciuto don Gaetano, avuto come confratello della comune diocesi di Capua cui appartiene Vitulazio la città di origine di Lagnese e per le sue frequentazioni marcianisane essendo sua madre proprio d’origine di Marcianise. A lui mi sento di rinnovare il mio appello affinché il nome e il ricordo di don Gaetano possa essere degnamente ricordato, così come era stato promesso.
Di mons. don Gaetano Rossano sono stato filiano e figlioccio: è stato lui che mi ha formato negli anni dell'adolescenza fino al periodo universitario e oltre, continuando nella sua vigile presenza nelle varie tappe della mia vita. Rettore illuminato della Chiesa Madre di Marcianise, il nostro bellissimo duomo, arricchito di arte e fonte di fede e spiritualità, sede dal 1524 del Capitolo della Collegiata di San Michele Arcangelo, di cui è stato primicerio, è stato dispensatore della sapienza che viene dal Signore, innamorato del nostro Crocifisso e della popolazione di Marcianise alla quale ha dedicato l'intera esistenza. La sua figura si stagliava nobile e generosa, mentre è stato in vita, e ancora resiste nel ricordo dei suoi parrocchiani e di chi ha avuto modo di conoscere la sua vasta cultura, la sua sensibilità, il suo tratto garbato, la sua umile ritrosia.
Deve essere, perciò, anche pubblicamente ricordato, affinché la memoria non svanisca ed egli possa ricevere quell'omaggio pubblico dalla terra dove egli ha speso tutta la sua vita, compiendo costantemente il suo dovere di cristiano e di sacerdote cattolico, facendo del bene a tutti e praticando nel concreto le opere di carità e misericordia. Su sua pressione e grazie alla sua generosità ho avuto l'onore di scrivere la storia del duomo di Marcianise, dove, tra l'altro, la sua opera di geloso custode della chiesa e di continuo accurato restauratore dei suoi tesori è ampiamente trattata, almeno fino al 1982 anno di uscita del mio "Duomo di Marcianise". Grazie Signore del dono che ci hai fatto dandoci un uomo come don Gaetano Rossano, possa essere di esempio per i nuovi giovani sacerdoti che negli ultimi tempi Marcianise sta continuando ad offrire alla Chiesa.
Salvatore Delli Paoli
Riporto l’articolo che scrissi su Il Mattino del 26 ottobre 2005 in occasione del pensionamento di don Gaetano e alla presa di possesso di don Paolo Dello Stritto.
“Dopo ben 55 anni di ininterrotta attività pastorale, il primicerio don Gaetano Rossano, parroco del duomo di Marcianise, si appresta a lasciare il suo posto. L’arcivescovo di Capua, mons. Bruno Schettino, ha infatti, accolto le sue dimissioni, già da tempo presentate, e si appresta a nominare al posto di don Gaetano, don Paolo Dello Stritto, attualmente parroco di San Andrea del Pizzone. E’ la prima volta nella sua lunga storia che la chiesa-madre di Marcianise ha un parroco non locale. Mons. Rossano era stato nominato nel 1950 vicario-curato, quando ancora presso il duomo di San Michele Arcangelo era attivo il capitolo canonicale, l’importante dignità concessa alla chiesa più antica di Marcianise appartenente alla diocesi di Capua addirittura nel 1524, e che, soprattutto in questi ultimi cinquant’anni si è andata esaurendo per la sempre più marcata penuria di sacerdoti, anche se formalmente il “capitolo” non è stato mai sciolto e il parroco della chiesa ne conserva il titolo di primicerio. Dal 1950, giovanissimo, don Gaetano ha avuto, quindi, la cura delle anime della parrocchia: si può dire che sia invecchiato in quella unica chiesa che ha retto, al punto che la sua vita si è intrecciata con le vicende della chiesa e quelle dei suoi parrocchiani che egli ha guidato sempre con vigile amore e profonda fede in Cristo. La sua azione pastorale si è tradotta in importanti e significative opere visibili. La chiesa nel corso del tempo è stata sempre fatta oggetto della sua cura attenta: egli ha provveduto al restauro della facciata, ripristinandone il primitivo aspetto, ha realizzato la casa per i catechisti, costruita all’interno del cortile annesso alla chiesa, ha restaurato le importanti opere d’arte all’interno del tempio, come le tele seicentesche della Cappella del Sacramento e quella di scuola caravaggesca all’ingresso del tempio, e la stessa statua di San Michele Arcangelo, posta nel presbiterio. Ma il grosso della sua azione pastorale è costituita da segni non visibili, destinati alla gran massa dei suoi parrocchiani, e sta nella paziente, attenta cura della loro vita religiosa. Essi in questo momento sono sgomenti dinanzi ad una notizia che sembrava ancora lontana nel tempo e che in qualche modo viene a sconvolgere l’identificazione di don Gaetano con la “sua” chiesa. E si augurano di poter ancora rivedere, sia pure in una nuova veste, la presenza nel tempio di don Gaetano, che il nuovo parroco ha chiamato a cooperare con la sua esperienza alla vita religiosa della comunità parrocchiale.
Salvatore Delli Paoli
“Il Mattino” 26.10.2005
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