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SANTA VENERA E CIMITERO DEI COLEROSI: LA TARGA TURISTICA

Questo il testo della targa turistica apposta accanto all'ingresso della chiesa di Santa Venera di Marcianise

Chiesa di Santa Venera e Cimitero dei colerosi


La chiesa di Santa Venera, sorta nel XII secolo in una data tra 1113 e il 1173, è citata per la prima volta nel cosiddetto Privilegio di Papa Alessando III che rivendicava alla diocesi di Capua le chiese fondate nel territorio della Terra del Lagno successivamente al riparto effettuato nel 1113 con la Bolla di Senne. Il documento del 1173, riferendosi pertanto alla località di Campocipro (a sud ovest di Marcianise), citava appunto la presenza di ben tre chiese. A quella già nota di San Cesario, che era addirittura parrocchia, si aggiunsero le due nuove di Santa Venera e di San Procopio. Dunque la chiesa di Santa Venera sorse in un contesto abitato nel XII secolo diversamente da quello che vediamo adesso quando la chiesa si erge isolata in un territorio che non presenta insediamenti urbani.

Questo perché la zona ha cambiato radicalmente volto rispetto a quegli anni. La chiesa fin dalle origini assunse la doppia denominazione di Santa Venera o di Santa Veneranda. Il motivo sta nel fatto che la piccola Venera venne chiamata così perché nata alla fine del I secolo d. C. il venerdì santo (dies veneris) festa della “Preparazione” alla Pasqua, in greco Parasceve. Da qui il nome di Venera dato alla bambina, morta martire intorno alla metà del II secolo.


Ma per evitare che si potesse pensare che ci fosse un’allusione alla dea pagana Venere, i genitori aggiunsero anche il nome di Veneranda. Il culto fu abbastanza intenso a Campocipro, nonostante che nei secoli successivi la popolazione del villaggio tendesse sempre più a diminuire a causa delle continue esondazioni del Clanio (Lagno), tanto che nel XVII secolo la zona divenne invivibile per la diffusione della malaria fino al punto che il parroco della chiesa di San Cesario, don Sabatino de Caprio, nel 1637 ne chiese l’eliminazione, essendo il villaggio ormai del tutto disabitato e cadente. La chiesa di Santa Venera viceversa risulta presente negli anni che portarono alla bonifica del Clanio nei primi anni del XVII secolo come testimoniano le mappe del tempo, tra cui quella famosa di Alessandro Baratta del 1616 che riporta la dicitura “Santa Venera” e addirittura il disegno del tempietto che sicuramente negli anni successivi continuò sempre più a decadere. La ripresa dovette avvenire nei primi anni del XVIII secolo, quando il Capitolo della chiesa di San Michele Arcangelo, proprietario del tempietto, ne curò il restauro rilanciando il culto della santa martire Venera con la commissione, probabilmente nel primo decennio del Settecento, della statua della santa realizzata da Giacomo Colombo l’autore del nostro straordinario Crocifisso, giunto a Marcianise nel 1706 e venerato nel duomo di Marcianise, E fu probabilmente dovuta all’impegno dei potenti canonici del Capitolo collegiale di Marcianise che sorse la ragione della processione doppia dei due santi accoppiati dovuta al fatto che Santa Venera, per volere del popolo di Marcianise e con il sostegno delle autorità ecclesiastiche dichiarata compatrona, ricevette l’omaggio di associarsi l’otto maggio ai festeggiamenti in onore del patrono della città San Michele Arcangelo che in questa giornata con una singolare processione in coppia “riprendeva” la statua di Santa Venera dalla chiesetta sui lagni per riportarla nel duomo di Marcianise. Dunque nessuna mescolanza di sacro e profano, nulla che abbia a che fare con il mito di Venere e Marte, né con la facile associazione dei due santi come due innamorati. Semplicemente un rito religioso che continuò per tutti gli anni durante i quali fu fiorente la coltivazione della canapa sui lagni, ovvero fino agli anni ’60 del Novecento. In precedenza nel 1875 la chiesa era stata completamente trasformata.

Fu creata una nuova facciata a sud con due colonne doriche e un pronao che l’hanno resa simile a un tempietto greco-romano. Ad est della facciata nello spiazzo limitrofo alla chiesa sorge il cimitero dei colerosi che raccoglie le spoglie dei cittadini di Marcianise vittime dell’epidemia di colera che afflisse Napoli e la Campania nel biennio 1836-37. A Marcianise l’evento causò parecchi morti che per motivi igienici furono qui tumulati lontano dal centro della città. In questa circostanza (1837) fu portato in processione il Crocifisso del duomo di Marcianise al quale la fede popolare attribuì la cessazione dell’epidemia. Da quell’anno ebbe inizio la tradizione della festa in onore del Crocifisso, che continua tuttora.

Salvatore Delli Paoli


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